Continuano le mie ricerche sul territorio del Lazio
meridionale ed in questo articolo riporto alcune interessanti notizie storiche
sulla città di Gaeta, estrapolate dalla pubblicazione “Il Mediterraneo con le
sue isole e golfi” di Guglielmo Villarosa del 1841. Anticamente Gaeta era un
porto con molte ville, pressappoco com’era Baia e dipendeva dalla città di
Formia. Virgilio crede che Gaeta ricevette tale nome dalla nutrice di Enea. Formia
era una città antichissima. Omero la descrive abitata dai Lestrigoni. Fu molto
florida ed i resti del vecchio porto che tuttora si vedono, mostrano il buono
stato in cui era il suo commercio. Livio ne fa conoscere, che nel 417 da Roma,
fu fatta municipio, ed ottenne, nel 561, la cittadinanza romana. Da Adriano
fino a Costantino fu residenza di uno dei consolari della Campania. Nell’ottavo
secolo, per debolezza dell’impero greco, i suoi duchi erano quasi indipendenti.
Nell’842 Formia fu distrutta dai saraceni ed i suoi abitanti si trasferirono
nel luogo dov’è oggi la città di Gaeta. Questa, nell’anno 848, si armò per il
papa Leone IV contro i saraceni. Aveva i suoi duchi, di origine greca ed
ereditari, ma nel 1038 passò al reggimento dei Longobardi, dei conti di Aquino
della stirpe dei principi di Benevento. Il castello di Gaeta è fortissimo per
la situazione e fu edificato da Federico II di Svevia, dopo essere stato
spianato nella guerra mossagli nel 1229 da Gregorio IX. Da Alfonso I fu munito
di torri nel 1440. Le mura della città furono costruite sotto Carlo V nell’anno
1536 e la città ed il castello furono meglio fortificati dagli austriaci con il
disegno dell’architetto torinese
Piselli. Oggigiorno Gaeta è forte ed è
una delle prime piazze d’armi del regno. La città di Gaeta è posta su di un
piccolo promontorio, il quale è unito ad un altro meno piccolo che comunica con
il continente per mezzo di un istmo assai stretto. Sulla riva del porto vi sono
due grandi borghi a settentrione della città, con la quale comunicano. Sono
popolati, ma non molto bene costruiti, avendo le strade anguste e le case
piccole. Sono abitati da marinai e da pescatori, le donne sono pulite ed
avvenenti. Da questi borghi, girandosi a levante per il golfo di Gaeta, se ne
rinvengono due altri più belli, denominati Castellone e Mola di Gaeta. Quivi
era Formia. Da questo luogo il prospetto del mare è, oltre ogni credere,
pittoresco, delizioso ed ameno, ed a buon diritto il cratere di Gaeta è tenuto,
dopo quello di Napoli, per uno dei più belli dell’universo. La cattedrale di
Gaeta è notevole per il suo pavimento, il quale, secondo quanto afferma
Gesualdo, è tutto formato da lapidi antiche, che il duca Giovanni trasportò da
Minturna, da Formia e dalla Torre Atratina. Il fonte battesimale è anch’essa
un’opera antica di marmo pario. Si vedono vari bassi rilievi che rappresentano,
secondo La-Lande, la favola d’Ino e d’Atamante, ma al dir dello Spanio,
figurano Mercurio che consegna Bacco per allevarlo alla ninfa Leucotoe. Furono
trovati a Minturna e portati nella cattedrale del vescovo Pietro D’Onna. Vi è
un bel quadro di Paolo Veronese ed è presente lo stendardo che Pio V diede a
Giovanni d’Austria, generale dei cristiani contro i turchi. Il campanile è una
bella opera per la sua altezza e per la sua struttura. Si vuole che l’avesse
fatto erigere Federico Barbarossa. Nel castello di Gaeta vi è seppellito il
gran contestabile Carlo Borbone che morì sotto Roma, mentre la stava assediando
con l’esercito di Carlo V nel 1528, ma oggi non è più visibile il suo
scheletro, per essere stata fabbricata la nicchia che lo racchiudeva. Sulla
cima del maggior promontorio di Gaeta si nota una torre che poggia sopra una
base quadrata detta Torre di Orlando. Ha di altezza palmi 47 e e 344 di
circonferenza. Un’iscrizione ne fa conoscere essere il sepolcro di Munazio
Planco. E’ un bel monumento tutto di travertino; al di fuori si notano i trofei
militari di Planco, al di dentro è opera reticolata. La parte superiore di
questo monumento, nei tempi andati, è servito come guarnigione e prigione. Ai
piedi di questo promontorio c’è una piccola chiesa sopra uno scoglio dedicata
alla Trinità. Questo scoglio è diviso in due parti e nella fessura sostiene in
alto un gran sasso su cui questa chiesa è eretta. In mezzo a questo scoglio
passa il mare. A Gaeta si dice che questo scoglio si divise nel momento in cui
Gesù Cristo morì. La chiesa ha un quadro del battesimo di nostro Signore nel
Giordano di Andrea Sabbatino da Salerno. A poca distanza c’è la Torre Atratina.
Pratelli crede che fosse stata un tempio di Mercurio, il quale essendo molte
volte rappresentato come Anubi sotto la figura di un cane, ha potuto dare alla
torre il nome a latrando. Gesualdo vuole che sia il sepolcro di Atratino. E’
una torre antica che ha 37 palmi d’altezza e 216 di circonferenza. Poco lontano
da Castellone c’è la torre detta di Cicerone, che probabilmente era il sepolcro
che il figlio di Cicerone elevò a suo padre qui ucciso, o un monumento che innalzò
a memoria del tragico evento. A Castellone si vedono i magnifici resti di un
vasto edificio antico, che molti suppongono essere il Formianum di Cicerone ed
in cui si legge un’iscrizione che dice “Baccus et Pomona vitae reparatores”. A
Gaeta nel 1680 nacque il cav. Conca, pittore egregio della sua era. Prossimamente ancora la storia del nostro territorio.
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