Contatto

Contatto: g_donofrio@libero.it

venerdì 16 ottobre 2020

I progetti internazionali del Rotaract Club Anzio-Nettuno

 

Il Rotaract Club Anzio-Nettuno si conferma ancora una volta un’eccellenza del territorio, infatti, a distanza di pochi giorni, i giovani soci hanno concluso due importantissimi progetti internazionali. In occasione del National Batik Day del 2 ottobre scorso, ossia il giorno in cui si celebra l’abito tradizionale indonesiano, il Distretto Rotaract 3410 Indonesia ha indetto il progetto di scambio culturale internazionale “World Traditional Attire”, con l’obiettivo di imparare nuove culture e formare legami più saldi con i colleghi Rotaractiani del resto del mondo, dall’Italia all’Argentina, dall’India a Singapore. Grazie allo splendido lavoro di coordinazione e concertazione tra il Rotaract Club, l’Associazione Stella del Mare ed il Gruppo delle Antiche Nettunesi, il club neroniano ha partecipato con un breve video che illustra il costume tradizionale delle donne nettunesi: l’abito da priora, che gli storici fanno risalire ad origini orientali, arabe, a quelli delle donne saracene che si unirono agli antichi Nettunesi. Quest’occasione è stata un’entusiasmante opportunità per mettersi in contatto e confrontarsi con mondi e identità diversi per favorire la comprensione, lo scambio, il dialogo, ricordando che la cultura si presenta in varie forme, tra cui l’abbigliamento, ma tutti i popoli condividono un tratto comune: l’unicità. Il progetto “World Traditional Attire” ha permesso alla città di Nettuno di mostrarsi nelle proprie antiche vesti al mondo intero. Il Club ringrazia in particolare Gianfranco Rabini e Mariangela Vannini, Tina De Felice, Michela Ottaviani e Franca Rossetti per l’Associazione Stella del Mare; Stefano Casaldi per le luci e Gabriele Glinni per le riprese e la sottotitolazione del video. L’azione internazionale ha raggiunto anche un altro grande risultato: in seguito a un incontro informale in via telematica avvenuto sabato 10 ottobre, il Club ha avviato le procedure del proprio primo gemellaggio internazionale con il Rotaract Club di Kolhapur Midtown Phoenix del Distretto 3170 Kolhapur, Maharashtra, India. I due club hanno orgogliosamente condiviso le reciproche tradizioni, festività e culture locali e nel momento conclusivo il Rotaract Club di Kolhapur Midtown Phoenix ha invitato tutti a salutarsi con un “namasté” corale, loro tipica espressione di saluto. Il primo progetto comune ai due club prevede una campagna di sensibilizzazione condivisa su “End Polio Now”, visto che il Rotary è storicamente coinvolto nell’opera di eradicazione totale della poliomielite, inclusa in India. Il presidente Matteo Esposito nel suo saluto finale afferma: “In questo momento la coesione è più che mai fondamentale. La pandemia ha dimostrato che possiamo trovare risposte convincenti a queste drammatiche ripercussioni solo se restiamo uniti. Il presente rappresenta una sfida ed il futuro rappresenta una tappa. Uniti vinceremo gli ostacoli e porteremo avanti i valori e l’etica che contraddistingue il Rotaract ed il Rotary nel mondo. Insieme riusciremo a fare la differenza, il Rotary apre opportunità, noi le coglieremo e le metteremo a frutto!”. La collaborazione internazionale d’altronde è solo uno degli aspetti fondanti di un Rotaract Club che nasce per mettersi al servizio del territorio con l’energia e il dinamismo tipico dei giovani. Il Club invita tutti i giovani di Anzio e Nettuno che vogliono cimentarsi e mettersi in gioco per il futuro del territorio a conoscerci attraverso i nostri profili social (Facebook ed Instagram) e il sito web ed a unirsi a noi!

Margherita Pucillo

martedì 13 ottobre 2020

Saverio Falso denuncia da Castelforte

 











Castelforte, 10 ottobre 2020

 

Denuncia pubblica cautelativa

Comitato “Pro Castelforte”

Presidente Saverio Falso

Via Fusco

04021 Castelforte

                                                          Al Presidente della Provincia di Latina

                                                          Al Sindaco del comune di Minturno

                                                          Al Sindaco del Comune di S.S. Cosma e Damiano

                                                          Al Sindaco del Comune di Castelforte

                                                          Agli organi di stampa e di comunicazione

Premessa

Il termine strada principale non è più previsto come da nuovo codice della strada art. 145 del 2003, Quindi sono i proprietari che decidono, e possono anche modificare diritti di precedenza sulla stessa strada, con ordinanza e con la debita segnaletica, chi deve dare la precedenza e chi deve averla. Sulla strada Via Porto Galeo, incrocio con la strada Via Parchi Ausente, che parte da Via per Castelforte e si immette sulla strada Porto Galeo direzione ponte ferroviario, la precedenza è stata da sempre dei conducenti che transitavano sulla strada Porto Galeo.

Fatto

Da un po’ di tempo, per i conducenti che transitano sulla strada Porto Galeo provenienti da Castelforte, con direzione obbligata ponte ferroviario perché c’è il divieto di svolta a dx, cioè sulla strada Via Parchi Ausente, è stato installato uno STOP. Questo causa confusione ai conducenti, frenate improvvise e mancate precedenze che possono procurare danni a persone e cose.

Conclusioni

Chiedo ai responsabili i criteri che hanno portato a modificare una viabilità consolidata da tempo e che non hanno migliorata lo scorrimento dei mezzi e la sicurezza delle persone. Si chiede la rimozione dello Stop con una soluzione migliore o quantomeno ad installare la debita segnaletica come previsto dal codice della strada.

Per eventuali potete contattare lo scrivente al 3396477418 oppure  inviare una e-mail a: saveriofalso1955@gmail.com

                    

                  Certo di Vostro un sollecito e favorevole riscontro cordiali e distinti saluti

                                                   Comitato “Pro Castelforte”

                                                                 Saverio Falso

venerdì 2 ottobre 2020

La Via Appia nel Lazio meridionale


Continua il nostro viaggio nella storia del Lazio meridionale; questa volta sfogliando la “Nuova guida di Napoli, dei contorni di Procida, Ischia e Capri” di G.B. De Ferrari del 1826, percorriamo un tratto della Via Appia, partendo da Itri, che è descritto come un gran villaggio, sei miglia lontano dal mare e vi si vede ancora un grande avanzo delle mura ciclopiche. Diversi autori vogliono, che questa sia l'antica città, chiamata da Orazio “Urbs Namurrurum”. Questo villaggio è piantato fra le colline, dove sono molte vigne, alberi di fichi, di alloro, di mirto e di lentisco, da cui scola la preziosa gomma del mastice; la posizione è amena, le campagne deliziose e le produzioni varie, dunque si provano sensazioni indescrivibili. Avanzando verso Mola di Gaeta, si nota a destra della strada un’antica torre, la quale si crede essere stata il sepolcro di Cicerone, eretto dai suoi liberti, nel luogo dove fu ucciso. E’ un edificio di forma rotonda, innalzato sopra un basamento quadrato; la parte circolare è a due piani fatti a volta e sostenuti nel mezzo da un masso rotondo in forma di colonna. Questo monumento è traversato da una strada, che potrebbe essere quella, per cui Cicerone andava dalla parte del mare, quando fu assassinato. Poco lontano vi è una fontana, che si suppone essere quella di Antiochia, verso la quale Ulisse incontrò la figlia del Re dei Lestrigoni, secondo quanto dice Omero. Tra la torre e Mola di Gaeta, la strada domina una dilettosa veduta della città e del golfo di Gaeta, come anche del monte Vesuvio e delle isole circonvicine a Napoli. Otto miglia dopo Itri si trova Mola di Gaeta. Questo è un grosso borgo, situato presso il mare del golfo di Gaeta. Fu edificato sui resti dell' antica Formia, città de' Lestrigoni, la quale poi è stata abitata dai Laconiani, di cui parla Ovidio nel XIV libro delle sue metamorfosi. Questa città era rinomata negli antichi tempi, per la sua bella posizione e per la bontà de vini, che Orazio stima al pari di quelli di Falerno. Fu poi distrutta da'Saraceni nell' 856. Non vi è porto a Mola, ma vi sono molti pescatori, la spiaggia è deliziosa: da una parte si vede la città di Gaeta, la quale, avanzandosi sul mare, forma una superba veduta, dall' altra parte, verso Napoli, si vedono le isole di Ischia e di Procida. A Castellone, che rimane tra Mola e Gaeta, si crede che ci siano i resti della casa di campagna di Cicerone, che egli chiamava Formianum, dove Scipione e Lelio andavano spesso a ricrearsi, vicino alla quale egli fu assassinato nell’anno 44 a.C., all’età di 64 anni, al tempo della grande proscrizione, mentre egli fuggiva nella sua lettiga per liberarsi dal furore di Marcantonio. Cinque miglia distante da Mola si trova Gaeta, città di diecimila anime, situata sul declivio di una collina. La sua origine è antichissima , credendosi fondata da Enea in onore di Cajeta, sua nutrice, la quale vi morì, secondo Virgilio. Aen. 7. 1 “Tu quoque littoribus nostris, Aeneia Nulris, Aeternam moriens fumam, Cujela, dedisti, et nunc servat honos sedem tuus, ossaque nomen Hesperia in magna, si qua est ea gloria, signant.” La posizione di Gaeta è sopra un golfo, la cui spiaggia è deliziosa; era anticamente coperta di belle case ed ancora se ne osservano alcune rovine, come nel golfo di Baja acciocché prova il gusto che avevano gli antichi Romani per queste spiagge, le quali veramente sono deliziose. Questa città è quasi isolata nel mare e non comunica col continente, che per una lingua di terra e vi si entra per sole due porte, le quali son ben guardate. Il suo porto, che è grande e comodo, fu costrutto, o almeno restaurato da Antonino Pio. Appresso al porto vi è un sobborgo assai vasto. Si vede sulla sommità della collina di Gaeta, una torre, volgarmente detta Torre di Orlando, che è il monumento più rimarchevole di questa città; secondo l' iscrizione che è sopra la porta, si conosce, che questo era il Mausoleo di Lucio Munazio Planco, che è reputato fondatore di Lione e quello che persuase Ottaviano a preferire il sopranome di Augusto a quello di Romolo, che alcuni adulatori volevano fargli prendere, come restauratore della città di Roma. Il succitato mausoleo deve essere stato eretto sedici anni avanti l'Era Cristiana. Vi si vede ancora una superba colonna di dodici facciate, sulle quali sono incisi i nomi di diversi venti, in greco ed in latino. In Gaeta vi è una buona fortezza , la quale fu costrutta nel 1440 da Alfonso d'Aragona, accresciuta dal Re Ferdinando e da Carlo V, che fece circondare la città di grosse muraglie, tanto che essa è riguardata come la principale fortezza del Regno di Napoli. In una delle sue camere si è conservato per lungo tempo il corpo del contestabile Carlo di Borbone, generale delle truppe di Carlo V. Questo contestabile fu ucciso nell’assedio di Roma, che fu saccheggiata dal suo esercito, nell'anno 1528, dopo che per gran tempo egli aveva tenuto assediato il Pontefice Clemente VII. Vi si vedeva il cadavere stesso, diversi anni addietro; ma si assicura, che il Re Ferdinando IV lo fece seppellire con funerali degni della sua riputazione. Gaeta ha sostenuto ultima mente due lunghi assedi, uno nel 1806 contro i Francesi e l'altro nel 1815 contro gli Austriaci. La chiesa cattedrale è dedicata a sant’Erasmo, Vescovo di Antiochia, protettore della città di Gaeta. Vi si vede un bel quadro di Paolo Veronese e lo stendardo, che san Pio V donò a don Giovanni di Austria, Generale dell'armata cristiana contro i Turchi. Dirimpetto all'altare del santissimo Sacramento, vi è un antico monumento simbolico, che sembra aver rapporto ad Esculapio. Il campanile di questa Chiesa è rimarchevole per la sua altezza e per la sua bella costruzione; dicesi che sia stato fatto dall'Imperatore Barbarossa. La chiesa della santissima Trinità è la più celebre di Gaeta e rimane fuori della città, presso una rocca  la quale, secondo un'antica tradizione del paese, si spaccò in tre parti, in onore della santissima Trinità, il giorno della morte del Nostro Divino Salvatore. Un grosso pezzo caduto nella principale rottura della rocca e che vi si è arrestato, ha servito di base ad una cappella del Crocifisso: essa è assai piccola, ma molto elevata e sotto la medesima passa il mare, che bagna il fondo di questa crepatura di rocca. La suddetta cappella è antichissima; ma nel 1514 fu fatta riedificare da Pietro Lusiano di Gaeta. Bisogna confessare che la posizione di questa cappella è singolarissima  e che non si vede esempio altrove di una simile situazione. Facilmente si conosce, che questa divisione di rocca è provenuta da una violenta rottura, perché gli angoli sporgenti in fuori sopra uno dei lati, corrispondono agli angoli entranti, che sono nell'altro. Riprendiamo ora la strada di Napoli che abbiamo lasciato per andare da Mola a Gaeta. Uscendo da Mola si costeggia il mare per un miglio di cammino; dopo si perde di vista per il medesimo spazio, e si rivede a Scavali (Scauri), piccolo villaggio dove forma un seno. Si fa ancora un miglio sulla riva del mare e tre miglia più avanti si vedono gli avanzi di un anfiteatro, di un acquedotto ed altre rovine, che dicesi essere dell'antica città di Minturno. Poco dopo si arriva al fiume Garigliano che anticamente si chiamava Liris e separava il Lazio dalla Campania. Si passa questo fiume per mezzo di un ponte fatto con barche. Sulla porta che conduce al detto ponte c’è una bella iscrizione di Giunio Severiano, decurione in Minturno. In questo luogo si lascia la Via Appia, la quale costeggia il mare fino all’imboccatura del fiume Volturno, dove comincia la Via Domiziana. Le paludi, che il Garigliano forma in queste vicinanze, ci fanno ricordare la sorte deplorabile di Mario, di quel fiero romano, si spesso vittorioso nei combattimenti, sette volte console, il quale fu obbligato ad immergersi fino al collo in quelle acque fangose per involarsi alla ricerca dei satelliti di Silla; non ostante scoperto, si libera di loro con intrepidezza ed anche li fa tremare con il suo contegno e con il suo sguardo minaccevole…