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sabato 23 ottobre 2021

Il territorio della provincia di Terra di Lavoro

 







I monti Appennini che dai confini del secondo Abruzzo ulteriore s'inoltrano nella provincia di Terra di Lavoro, abbassandosi verso il mar Tirreno, formano un arco quasi circolare, la cui corda è di 52 miglia. La sua estremità settentrionale rivolta a mezzogiorno è il promontorio di Gaeta e la meridionale diretta a ponente è la Punta della Campanella, dalla quale è separata per un piccolissimo tratto di mare l'isola di Capri, che deve considerarsi come una sua prolungazione. Mentre però i due estremi punti di quest'arco son bagnati dal mare, le altre parti molto se ne discostano, cosicché tra i monti che formano la curvatura dell'arco ed il mare, c’è una spaziosa pianura, ed una lunga serie di colline l'una e l'altra opera de vulcani. A tutto questo tratto di terra appartiene precisamente la denominazione di campi Flegrei che da alcuni si è data alle colline di Pozzuoli, di Baja e di Cuma; da altri si è fissata ai luoghi adiacenti al Vesuvio, e da taluni si è estesa, sull'autorità dello storico greco Polibio, ai terreni di Nola e di Capua. I monti di Gaeta sono formati di pietra calcarea, disposti, ad eccezione di qualche ondulazione ed inclinazione, in strati generalmente orizzontali, gl'intervalli de'quali e la cavità delle pietre offrono frequenti cristallizzazioni spatose e soprattutto radiate. In alcuni siti si trova il travertino ed in altri una minutissima sabbia. Se per mare si costeggi il promontorio, si vedono molte fenditure verticali che penetrano nella massa del monte e giungono dal suo fondo alla sua sommità. Una di queste è molto grande, avendo sei piedi parigini di larghezza nella parte più angusta. Le loro parti lisce e senza irregolari scabrosità che sporgono in fuori, non sono parallele, ma divergono dalla parte del mare e convergono verso la cima del monte nelle opposte direzioni. Le colline ed i monti che da Gaeta si prolungano ad Itri, Fondi, Terracina..., sono anche di pietra calcarea. Il promontorio di Gaeta per mezzo di un suolo piano, arenoso e stretto comunica con colline calcaree le quali, ripiegandosi in arco, si elevano a poco a poco verso Castellone e verso Mola di Gaeta, dove esiste una cava di gesso nel luogo detto il monte delle Fosse. I filoni del solfato di calce sono nella direzione da levante a ponente: sovente sono interrotti da una marna disposta in strati sottilissimi e penetrati dal gesso. Passata Mola di Gaeta, gli Appennini declinano da ponente e si allontanano dal mare. Nelle loro prime basse colline sono situati i paesi di Maranola, Castell'Onorato, Traetto, Castelforte e Sujo. Da Traetto però parte una serie di piccole collinette ripiegate in arco che terminano al mare nella collina di Scauri. La base della collina di Sujo è interessante per un litologo. Oltre delle sostanze calcaree vi si cominciano a vedere delle materie vulcaniche, delle incrostature di solfo sul tufo e delle acque minerali, che sgorgano da molti punti della detta base. Alcune zampillano sì vicine alla sponda del fiume che si confondono colle acque del Garigliano. Tutte abbondano di gas idrogeno solforato e tutte depongono un tenue sedimento calcareo. Quella però che dicesi “Acqua dell'Inferno” è molto ripiena di acido carbonico. Pochi passi sopra di essa, sta in un piccolo incavo tra pietre calcaree una mofeta di gas idrogeno solforato: la superficie delle pietre si vede coperta di una tenue incrostatura di solfo. L'estrema vicinanza che hanno tra loro queste acque fa presumere che una sia la loro comune origine e che i due diversi gas, che le animano, procedano da una stessa sorgente. Al di sopra di Castel Forte sorgono, in qualche distanza l'una dall'altra, le colline e montagnole di Ventosa, Correna, le Fratte, Valle Fredda, Castel Nuovo, Sant’Andrea, Sant’Ambrogio, Sant’Apollinare. Poscia gli Appennini si rivolgono a levante ed a settentrione ed incontrano la valle irrigata dal Garigliano nella cui parte settentrionale è situato Montecasino. (Notizie tratte dall’Album scientifico artistico letterario, edizione Borel e Bompard – Napoli 1845).

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