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lunedì 26 settembre 2016

L'ATTACCO DEL 2° BATTAGLIONE DEI ROYAL SCOTS FUSILIERS A MONTE D'ARGENTO DEL 17 GENNAIO 1944.






La 5a divisione di fanteria britannica, inquadrata nel XIII Corpo, aveva attraversato lo stretto di Messina il 3 settembre 1943, muovendosi verso il nord per raggiungere la 5a Armata americana che nel frattempo era sbarcata a Salerno l’8 settembre. Le due Armate si ricongiunsero il 18 di quel mese. Dopo un periodo trascorso fra Abruzzo e Molise, la divisione fu trasferita sul fronte adriatico in tempo per il Natale 1943. Il 2 gennaio 1944, il X Corpo britannico raggiunse la 5a Armata sul fronte tirrenico. Il 3 gennaio il 7 CHESHIRE fu rilevato dai Neozelandesi e, dopo quattro giorni di pioggia, neve e forti venti, raggiunse segretamente Cancello, a sud del fiume Volturno. Là cominciò un intenso addestramento per la conduzione di barche, di giorno e di notte; i comandanti cominciarono ad osservare il Garigliano dalle alture del monte Massico. Mentre i soldati si addestravano, la 5a divisione fu trasferita al X Corpo britannico ed assunse il difficile compito di forzare il passaggio del Garigliano, con il preciso scopo di allontanare le riserve tedesche dalla zona di Anzio. La storia del 6 SEAFORTH riporta che "Il tempo ritornò sorprendentemente bello e di giorno faceva caldo; il battaglione era molto vicino alla spiaggia e le settimane passarono in modo piacevole". Il primo assalto era compito del X Corpo e fu fissato per il 17 gennaio. All’operazione fu attribuito il nome in codice di PANTHER. Il Corpo doveva forzare l’attraversamento del Garigliano tra il monte Castelluccia alla destra ed il mare alla sinistra. Due giorni dopo, il 19 gennaio, doveva seguire l’attacco della 46a divisione di fanteria sulla loro destra, a Sant’Ambrogio. Il compito assegnato al X Corpo era una vera sfida perché il Garigliano era completamente dominato dai tedeschi, schierati con due reggimenti della 94a divisione di fanteria tra Minturno e Castelforte. La monotona pianura costiera di forma semi-circolare, era di circa otto miglia e di cinque miglia verso l’interno. La parte a sud-ovest confinava con una catena di montagne che raggiungeva i 2.600 piedi ed ogni movimento in avanti finiva sotto l’immediata osservazione dei tedeschi sulla linea Tremensuoli-Minturno-Tufo. La catena montuosa era dominata dal monte Petrella, a 5.000 piedi. I tedeschi avevano organizzato la difesa con la loro consueta pratica, con piccoli posti avanzati nella pianura e con la linea di difesa principale sulle alture all’entrata della valle dell’Ausente. Quando il X Corpo ricevette quest’incarico, il piano della 5a Armata prevedeva che la pressione principale sarebbe cominciata il 20 gennaio con un attacco del II Corpo americano attraverso il Rapido (Gari) a cinque miglia da Cassino. Nello stesso tempo il Corpo di spedizione francese avrebbe continuato i propri attacchi sulla destra, verso monte Cairo, cominciati il 12 gennaio. Il piano del X Corpo prevedeva di far passare il Garigliano a quattro brigate e di stabilire una testa di ponte al di là della riva nemica per una profondità di sette miglia. La 56a divsione di fanteria aveva come obbiettivo Castelforte e il monte Damiano; la 5a divisione di fanteria doveva puntare su Tremensuoli, Minturno e Tufo. Il confine fra le due divisioni era il fiume Ausente. Una volta che la testa di ponte fosse stata assicurata, la 5a divisione avrebbe dovuto puntare a nord, verso la strada Minturno-Ausonia-San Giorgio, per raggiungere la valle del Liri. Era previsto di raggiungere Ausonia nel pomeriggio del 18 gennaio, il giorno D+1. La 5a divisione aveva ai suoi ordini la 201 Gds Bde, mentre il 40 RTR era stato diviso fra le due divisioni. Il 40 Cdo RM era alle dipendenze della 56a divisione con il compito specifico di catturare il Monte Damiano. Sulla costa, compito della 5a divisione era quello di sbarcare all’estuario del Garigliano con due brigate, di attraversare il fiume presso il ponte stradale della statale 7 e quello della ferrovia Roma-Napoli, prendere Minturno e Tufo e poi di utilizzare le altre due brigate per sfruttare la valle dell’Ausente al fine di assicurare il passaggio verso San Giorgio. L’obbiettivo della 56a divisione era la cattura di Castelforte, alla destra della 5a divisione, ed impossessarsi di monte Damiano, che dominava la strada per Ausonia. Obbiettivo della 46a divisione era invece quello di attraversare il Garigliano dalla parte di Sant’Ambrogio e di mettersi in posizione per coprire l’attacco americano sul Rapido, che doveva iniziare il 20 gennaio. Per il comando del X Corpo, tutta l’artiglieria doveva appoggiare la 56a divisione, mentre il passaggio della 5a doveva avvenire in silenzio. L’attacco della 5a divisione era previsto in tre fasi: nella prima fase la 13a brigata di fanteria a destra e la 17a brigata a sinistra dovevano passare il fiume e prendere Tremensuoli, Minturno e Tufo; nella seconda era la volta della 201a brigata Guardie e della 15a brigata di fanteria di passare il fiume a loro volta. A sinistra, la 201a brigata doveva spingersi verso Scauri, mentre la 15a brigata doveva avanzare verso la valle dell’Ausente per assicurare Santa Maria Infante e Bracchi. Per ciascuna brigata l’operazione era a sua volta suddivisa in due fasi principali. Nella prima fase due battaglioni dovevano passare il fiume per garantire il possesso della riva (l’equivalente di 800 uomini su otto compagnie di fucilieri); nella seconda era previsto l’intervento di un terzo battaglione con il compito di prendere la zona di Tremesuoli-Minturno-Tufo. Il generale Clark non pensava che sarebbe stato possibile uno sfondamento, ma desiderava che gli attacchi del 17 gennaio 1944 coinvolgessero le riserve tedesche stanziate nell’area di Roma in tempo per lo sbarco ad Anzio, previsto per il 22. Si sperava che con il beneficio della sorpresa ed una rapida avanzata verso i colli Albani, da dove passano le statali 6 e 7, i tedeschi si sarebbero ritirati a nord di Roma. Mentre una simile realtà avrebbe potuto verificarsi negli ultimi tre mesi, lo spionaggio alleato non aveva capito che la strategia di una ritirata difensiva era stata adottata solo con lo scopo di preparare la Linea Gustav, dove i tedeschi intendevano resistere ad oltranza. La valutazione dell’Intelligence era stata comunque troppo ottimistica. Per il suo attacco, il X Corpo decise di utilizzare 14 zattere per il primo passaggio, delle quali due più robuste per i carri armati. I genieri furono provvisti di ogni equipaggiamento da ponte, ma non furono in grado di montarne nessuno perché l’artiglieria tedesca prese di mira i punti di passaggio. Dovettero servirsi delle strade perché le piogge avevano ridotto i campi in acquitrini e queste strade erano sotto il tiro dell’artiglieria nemica. L’inizio della preparazione dell’attacco andò bene: fu approntato lo schieramento dell’artiglieria e la grande quantità di munizioni necessaria fu portata avanti usando la sola statale 7, che era anche l’unica via. Diversi posti avanzati tedeschi furono eliminati senza destare troppo sospetto. Tra il 16 ed il 17 gennaio le posizioni tedesche della 94a divisione di fanteria furono bombardate dall’aviazione, da due incrociatori e cinque cacciatorpediniere. Kesselring non si accorse di nulla, ma Vietinghoff fu incauto. Sulla sinistra, nell’ambito della 17a brigata, che avrebbe iniziato alle 21.00 del 17 gennaio, l’intenzione era che il 2 RSF, a bordo di DUKW e LCT, sarebbe sbarcato a circa 2.000 iarde a nord della bocca del Garigliano, mentre il 2 SEAFORTHS avrebbe passato il fiume su barche vicino a Pontefiume. Quindi il 2 NORTHANTS, riserva della brigata, sarebbe passato attraverso il 2 SEAFORTHS per poi girare a sinistra ed attaccare Tremensuoli. Sarebbero stati assistiti dal fuoco di uno degli incrociatori e sarebbero stati appoggiati dai carri del 40 RTR. Con il 2 RSF ci sarebbe stata la compagnia B del 6 SEAFORTH che aveva l’incarico di pulire la riva nord in appoggio al suo stesso battaglione, “rullando” il fianco delle difese tedesche. Sulla destra, la 13a brigata, partendo alla stessa ora, doveva utilizzare due punti: il 2 WILTS a circa 1.400 iarde a monte del ponte sulla ferrovia e il 2 RIF a 1.400 iarde a valle dello stesso. Una volta passato il fiume ed assicurata la riva, il 2 CAMERONIANS doveva passare in mezzo e dirigersi verso Tufo. La fase 1 doveva iniziare alle 21.00 e la fase 2, il passaggio dei CAMERONIANS, alle 3:30. Al 7 CHESHIRE, la compagnia A era stata assegnata alla 17a brigata, la B alla 13a, la C alla 201a brigata Guardie e la D alla 15a brigata come riserva divisionale. I DUKW del 2 RSF erano stati portati a Sorbello il 16 gennaio ed il battaglione, con la compagnia A del 7 CHESHIRE, si mosse alle 17,00 verso i punti di imbarco a nord di Mondragone, con ogni uomo provvisto di biscotti dalla "Church Army". Mondragone era a sette miglia e mezzo dall’estuario del Garigliano. L’intenzione era quella di sbarcare sulla spiaggia a nord del fiume, a metà fra l’estuario e il Monte d’Argento, che era una collinetta dominante l’intero fronte della 17a brigata. Alle 19, le compagnie A e B entrarono nell’acqua ed iniziarono il loro viaggio previsto in 150 minuti, seguite dalla compagnia B del 6 SEAFORTH e dalla compagnia A del 7 CHESHIRE; 30 minuti dopo seguivano il comando di battaglione e le compagnie C e D. Gli sbarchi dovevano avvenire in tre ondate in due punti a circa 200 iarde uno dall’altro. La compagnia B doveva localizzare il Monte d’Argento, la compagnia A aveva il compito di inoltrasi verso la statale 7 e le compagnie C e D dovevano passare in mezzo e prendere contatto con il 6 SEAFORTH, che avanzava da est pronto per il prossimo attacco della 17a brigata a Minturno. La compagnia B del 6 SEAFORTH doveva sbarcare con la compagnia A e ripulire l’area della spiaggia immediatamente a nord per aiutare il resto del battaglione.
Nella prima ondata, alle 21.00, sulla sinistra e più a nord delle spiagge stabilite, un plotone della compagnia B avrebbe dovuto piazzare una luce rossa mentre altrettanto avrebbe dovuto fare un plotone della compagnia A a sud. Un altro plotone doveva inoltrarsi fino al ponte della ferrovia sulla statale 7. Nella seconda ondata, 30 minuti dopo la prima, il resto della compagnia B avrebbe dovuto inertizzare le difese tedesche del Monte d’Argento e garantire lo sbarco per l’avanzata delle compagnie C e D per incontrare il 6 SEAFORTH. La compagnia A del 7 CHESHIRE avrebbe dovuto trincerarsi con armi pesanti sul monte d’Argento, dopo che questo fosse stato occupato dal 2 RSF. Il resto della compagnia A del 2 RSF doveva sbarcare alla destra della spiaggia, tagliare la statale 7 ed unirsi alla compagnia C. Le compagnie C e D, ed il comando di battaglione, venendo dopo con la terza ondata alle 22.00, dovevano muoversi verso l’interno e unirsi al 6 SEAFORTH. Alle 03.00 del 18 gennaio, credendo che gli sbarchi fossero andati secondo i piani, il 6 SEAFORTH ed il 2 RSF dovevano cambiare direzione e unire le forze per l’attacco a Monte del Duca (quota 141), a sinistra di Minturno, prima di muovere verso Monte Natale (quota 156). Il 2 NORTHHANTS doveva seguire i due battaglioni e attaccare Tremensuoli. A quel punto la 201a brigata delle Guardie avrebbe preso la testa per avanzare verso Monte Scauri. Cosa non funzionò nel piano della 17a brigata di fanteria? Il diario storico del 2 RSF riporta: "Il piano di sbarco del battaglione fallì completamente e l’unità fu brutalmente disorganizzata fin dall’inizio. Molti dei conducenti andarono troppo lontano dalla costa e così fu impossibile utilizzare le luci di guida messe ad intervalli lungo la spiaggia o vedere la bocca del fiume che sarebbe stata la guida più sicura". Il maggiore Sandilands, comandante in seconda del 2 RSF riferì che: "Prima dell’inizio del bombardamento alle 21.00, non avevamo la più pallida idea di dove fossimo. Era già chiaro che la terza ondata era in ogni caso persa". Era una notte molto scura e le correnti veloci del fiume rendevano estremamente difficile la navigazione alla bocca dell’estuario. I DUKW, guidati da americani, sbagliarono i tempi di sbarco e non portarono le compagnie nei punti giusti. La fosforescenza del mare provocata dai DUKW, che erano a non più di 200 iarde dalla spiaggia, attirò il fuoco dell’artiglieria tedesca. Come risultato, lo sbarco della 17a brigata fu confuso ed il primo a sbarcare fu un distaccamento della 141a Field Ambulance con un maggiore del 2 NORTHANTS e parti di rifornimenti. Alle 21:45, la compagnia A del 7 CHESHIRE lasciò cinque plotoni, sbarcati dai DUKW, giusto a 500 iarde a sud del Monte d’Argento, presto seguiti dal 2 RSF. Come la 141a Field Ambulance, il maggiore del 2 NORTHANTS e le parti di rifornimenti, la compagnia A era stata sbarcata prima della fanteria che pensavano di appoggiare. La storia del reggimento Cheshire annota allegramente: "E’ probabile che questa sia stata la sola volta durante la guerra che i mitraglieri siano sbarcati su una spiaggia ostile prima dei battaglioni di fucilieri e la compagnia A ebbe tutte le ragioni per essere orgogliosa di questo". Verso le 22, il comandante della compagnia A, maggiore EGS Mather, in esplorazione verso il Monte d’Argento fu ferito dall’esplosione di una mina e i tedeschi reagirono con un pesante fuoco di mitragliatrici e mortai proveniente dalle grotte del monte con il risultato che quando arrivarono la compagnia A ed il 2 RSF furono immobilizzati. Per risposta, un plotone della compagnia A del 7 CHESHIRE, al comando del tenente Peter Harris, portò avanti una mitragliatrice Vickers fino a 150 iarde dalle grotte. Constatando che da quella posizione non potevano raggiungere una particolare mitragliatrice tedesca che spazzava la spiaggia e metteva in pericolo gli uomini del 2 RSF quando sbarcavano, si mossero di nuovo fino a 100 iarde distruggendo la postazione, ma non poterono progredire senza l’aiuto del 2 RSF. La storia del reggimento Cheshire descrive come, nonostante le ferite, "il successo di questa operazione fu largamente dovuto all’eccellente conduzione ed all’iniziativa del maggiore Mather che, realizzando come il 2 RSF fosse sbarcato in un posto sbagliato, aveva condotto l’attacco contro la postazione sovrastante". Un’altra disgrazia fu il ritardo dello sbarco dei genieri che dovevano sgombrare dei percorsi attraverso i campi minati sulla spiaggia perché questo impediva l’intero attacco. Senza la pulizia dei percorsi, il 2 RSF avrebbe dovuto lottare per uscire salvo dalla spiaggia ed arrivare all’appuntamento con il 6 SEAFORTH. Il diario di guerra del 2 RSF ricorda che: "Non una delle imbarcazioni che portavano le compagnie d’assalto dei Royal Engineers trovò la spiaggia giusta". Aggiungendosi alle tante tribolazioni, i carri di supporto del 40 RTR ed un gruppo di pezzi anticarro – condizione chiave per insinuarsi attraverso il 2 RSF ed effettivamente in grado di fronteggiare qualsiasi opposizione da parte tedesca – erano stati mandati sulla riva a sud del fiume e nella confusione avevano attaccato il comando di battaglione del 2 NORTHANTS. Il maggiore Sandilands ricordava che: "Appena iniziammo a marciare verso l’interno, gli uomini iniziarono a finire sulle mine e tornammo indietro alla spiaggia. Era molto sconfotevole; eravamo bloccati sulla spiaggia dalle mine di fronte e dal mare dietro, mentre le mitragliatrici tedesche ci sparavano contro spasmodicamente. Il colonnello prese atto di quello che aveva a disposizione sulla spiaggia: le compagnie C e D; una parte della compagnia A del 7th Cheshire; il RAP, il comando di battaglione, compresa la batteria comando, e un ufficiale osservatore dell’artiglieria, nessun pioniere d’assalto e nessun geniere della 42a compagnia dei Royal Engineers". Di conseguenza, al posto del piano originale la compagnia D fu incaricata di prendere il Monte d’Argento e la compagnia C di avanzare verso la statale 7 come era stato previsto. Le compagnie C e D mossero in avanti, ma immediatamente persero degli uomini nei campi minati. Le mitragliatrici tedesche e dei pezzi da 88 aprirono il fuoco dal Monte d’Argento; la compagnia D mosse lungo la spiaggia per prendere il Monte d’Argento supportata dalll’intera artiglieria divisionale e, allo stesso tempo, sbarcò la compagnia A. Il capitano Saunders, comandante in seconda della compagnia D riporta che: "Di fronte a noi c’era un campo minato dove non potevamo trovare nessun passaggio, mentre alla nostra sinistra c’era l’Argento con il "Boche" in suo saldo possesso che spazzava la spiaggia con le Spandaus e bombardava con una spiacevole e ferma persistenza. Dietro di noi c’era il mare ed alla destra, dove i Seaforths avrebbero dovuto arrivare dopo aver forzato il passaggio del fiume, non c’era nulla se non il fastidio spiacevole dei "Boches". Sembrava che non ci fosse speranza di continuare l’azione se non accucciarsi nelle nostre buche e pregare per l’arrivo dei genieri. La compagnia A, quando finì lo sbarco, raggiunse la spiaggia a 600 iarde a sud del posto dove avrebbero dovuto essere e immediatamente puntò a nord lungo il litorale verso Monte d’Argento prima di inoltrarsi nell’interno avendo ricevuto l’ordine di attaccare il monte da nord. Quello che ha rallentato il ritmo e quasi paralizzato il 2 RSF è stata la considerevole entità e la densità dei campi minati. Si immaginava che l'intera area fosse stata notevolmente rafforzata dopo il completo successo di un raid dei Commandos nel dicembre 43. Tra le dune e la statale 7, fu scoperto un campo minato di diverse centinaia di iarde di profondità, cosparso di una grande varietà di mine antiuomo e trappole esplosive. Questo campo minato scombinò il nuovo piano del 2 RSF. La compagnia D fu costretta ad attaccare il Monte d'Argento lungo la stretta battigia sotto il fuoco della linea fissa delle MG tedesche nascoste nelle cavità e nelle grotte delle pendici occidentali a sud di Monte d'Argento. La compagnia attaccò tre volte e per tre volte fu respinta perché il fuoco delle mitragliatrici impedì di allargare il fronte di attacco. Soffrirono enormi perdite. Mentre tutto questo stava succedendo, il plotone di testa della compagnia B era sbarcato a sud del Garigliano ed aveva sistemato l’impianto di illuminazione. Questo aveva però attirato l'attenzione della SP 78 Bty che venne prontamente sbarcata. Non si ricongiunsero al battaglione fino al giorno successivo. L'altro plotone della compagnia B con lo stesso compito, prese terra nel posto giusto alle 02. Gli altri due plotoni della compagnia B caddero in mare. Dei quattro plotoni della compagnia, tre erano mancanti al momento dell’assalto del 2 RSF. Nel frattempo, desiderosi di arrivare alla statale 7 come era stato ordinato, alla compagnia C si preoccupavano di attraversare il campo minato ed ebbero la fortuna di incontare la compagnia A all'1, che aveva un "metal detector". Con l’aiuto del rivelatore, le compagnie A e C, il comando di battaglione, ed il plotone della compagnia B, all’alba riuscirono a passare attraverso il campo minato e penetrarono per 1.000 iarde nell'entroterra, permettendo alla compagnia A di impegnarsi contro il Monte d'Argento da nord est. Sotto la copertura di un fuoco di fila dell’artiglieria, la compagnia A mosse all’attacco e raggiunse la base dell’obbiettivo, ma furono costretti ad indietreggiare a causa dei reticolati di filo spinato e della perdita di tutti gli ufficiali. Dovettero ritirarsi attraverso la compagnia C e il battaglione si dispose a difesa perché, con il levarsi del sole, era chiaro che il 2 RSF era in una posizione molto esposta e non vi era alcun segno del 6 SEAFORTH che avrebbe dovuto sbarcare alla destra del 2 RSF e avanzare fino a incontrarli. Fino a quel momento, il 2 RSF aveva subito la pedita di 140 uomini, tra cui 7 ufficiali. Il maggiore Sandilands ha descritto la scena al mattino del 18: "Il nemico teneva ancora Argento, che era solo a 700 o 800 iarde di distanza, e ci aspettavamo proprio una brutta giornata. All'alba, il colonnello fece ritirare la compagnia D a sud lungo la spiaggia dove non era così esposta al fuoco. Il resto del battaglione si trincerò dove si trovava". Per tutto il 18, il 2 RSF subì bombardamenti dal Monte d'Argento e fu ordinato di attaccare la mattina del 19. Fortunatamente per loro, una pattuglia inviata nella notte tra il 18 ed il 19, rilevò che Monte d'Argento era stato abbandonato. Alle 01.00, la compagnia D e un plotone di mitraglieri della compagnia A del 7 CHESHIRE andarono avanti per occupare l’obbettivo, mentre la compagnia B veniva spostata verso la statale 7, dove rimasero fino al 23, quando furono sostituiti dal 11 KRRC e si spostarono più avanti per sostenere un attacco del 6 SEAFORTH 6 sul Monte Natale. Dal 19 al 27 gennaio, la compagnia A del 7 CHESHIRE occupò le posizioni difensive sul Monte d'Argento per essere poi spostata a Minturno per sostituire la compagnia D a Minturno, passando sotto il comando della 15 Inf Bde. Nel frattempo, tornando all’attacco del 17-18 Gennaio quando, sulla destra del 2 RSF, il 6 SEAFORTH aveva attaccato a Pontefiume, ma il ponte era stato distrutto alle 21.00, e così il battaglione fu traghettato dalla compagnia B del 2 NORTHANTS. Purtroppo, attaccarono esattamente dove i tedeschi avevano atteso l'assalto principale. Anche se l'attacco è stato alla fine un successo, esso fu raggiunto al prezzo di grandi perdite a causa della pesante reazione dell’artiglieria tedesca, mentre la sponda nord, opposta a Pontefiume, era stata riempita di mine anti-uomo. La sponda era inoltre stata ben coperta da MG e mortai tedeschi in postazioni fisse. IL 6 SEAFORTH fu così immobilizzato e non fu in grado di appoggiare lo sbarco del 2 NORTHANTS, che era previsto per le 4. Tuttavia, alla prima luce, il 2 NORTHANTS era stato traghettato; il 6 SEAFORTH aveva attraversato con successo il fiume, attestandosi in un punto d'appoggio sul bordo orientale e si spinse verso Minurno. Con la prima luce, il 2 NORTHANTS, meno la compagnia B che era ancora sui traghetti, era sulla riva opposta, con il 2 RSF ed il 6 SEAFORTH. Tuttavia, il campo minato di fronte alla 17 Inf Bde si dimostrò un ostacolo molto ampio e molti uomini del 6 SEAFORTH dovettero essere recuperati ed evacuati, cosa che erose ulteriormente le capacità della brigata. Inoltre, qualsiasi tentativo di portare avanti rifornimenti e veicoli fino a Pontefiume fu immediatamente oggetto di bombardamenti dell’artiglieria tedesca, così come sulla fanteria nella pianura. Come si levò il giorno del 18 gennaio, la testa di ponte fu sottoposta ad un pesante intervento dell’artiglieria tedesca, perfezionato dagli osservatori nascosti sulle colline a nord. Le posizioni della 17 Inf Bde erano le più esposte, immobilizzata dai campi minati e dal fuoco di artiglieria sulla pianura intorno al Monte d'Argento. Fu creato uno schermo di nebbia artificiale, ma la brigata aveva sofferto così tante vittime che faticò a mantenere il possesso del triangolo di terreno che avevano conquistato intorno al Monte d'Argento. Sulla sinistra del X (BR) Corpo, l'inizio dell’operazione PANTHER fu infausto e solo l'avanzata della 13 Inf Bde sul fianco destro, che fu presto seguita dalla 15 Inf Bde, alleviò la pressione nemica. Nella 13 Inf Bde, il 2 WILTS riuscì a far passare tre delle quattro compagnie entro la mezzanotte del 17-18 e l'avanzata fu interrotta solo perché il 2 RIF era stato gravemente ritardato, a causa dell’affondamento di molte barche. Il successo della fase 1 non fu dichiarato fino alle 04.55 e la fase 2 iniziò alle 05.30, anziché come previsto alle 03:30. Il punto di passaggio del 2 RIF era particolarmente ben difeso, così il battaglione si era spostato a sinistra, utilizzando il punto previsto per il 2 WILTS. Attraversò il Garigliano alle 3 e poi si trasferì di nuovo a destra per tornare alla corretta posizione per l'avanzta prevista su Tufo. Tuttavia, la difficoltà della traversata fu tale che rimasero solo 20 uomini della compagnia A. Il 2 WILTS raggiunse la strada Minturno-Castelforte dalla prima luce del 18, spingendosi avanti fino alle colline in direzione di Tufo. Per tutto il 18, i tedeschi contrattaccarono contro la 13 e 17 Inf Bde, utilizzando alcuni carri armati. Tutti i loro tentativi furono respinti in gran parte grazie ad un uso efficiente delle artiglierie. Il 2 WILTS trascorse la maggior parte del pomeriggio del 18 gennaio in combattimenti corpo a corpo a Tufo: attaccarono, protessero e poi persero Tufo, ma la compagnia B sulla destra era sul Colle Casale (quota 199) dalle 8 di quel giorno. Contrattaccata, si ritirò nella parte elevata del villaggio ad est. Il 2 RIF lanciò la fase 2 alle 5:30 e dopo aver subito enormi perdite, da mezzogiorno, aveva guadagnato un punto d'appoggio a 800 iarde nella testa di ponte. L’alba del 18 gennaio trovò la 5 BR Inf Div in una posizione molto scomoda e delicata, ma per fortuna una fitta nebbia limitò la visibilità e l’artiglieria tedesca non poté affinare il tiro. Anche se l'attraversamento del fiume era stato raggiunto, la testa di ponte era molto debole. Fondamentalmente però il X (BR) Corps aveva dieci battaglioni sulla riva opposta, con le zattere che portavano cannoni anticarro e armi pesanti. Il comando della 5 BR Inf Div si rese conto che la 17 Inf BDE non poteva avanzare e che Minturno avrebbe dovuto essere attaccata dalla 13 Bde Inf da destra invece che di fronte. Fu ordinato a due compagnie del 2 CAMERONIANS di serrare più a sinistra in direzione di Minturno, a sostegno del 2 WILTS che stava combattendo a Tufo, dove l'attacco non era riuscito. Tuttavia, il punto importante fu che le unità del X (BR) Corps attestate nella testa di ponte furono abbastanza pronte a respingere i contrattacchi della 94a divisione di fanteria tedesca. Questo successo causò al XIV Pz Corps qualche seria preoccupazione circa la capacità della 94a divisione di tenere la linea. Kesselring ordinò così alle riserve mobili radunate nella zona di Roma di provvedere ad un rinforzo. Furono mobilitate la 29 Pz Gren Div, la 90 Pz Gren Div ed elementi della Hermann Goering Pz Div agli ordini del generale Schlemm comandante il I Corpo paracadutisti. Kesselring fu in grado di arginare il X (BR) Corps dal 20-21 Gennaio 44 in poi. Il risultato fu che l'intento del X (BR) Corps di avanzare dalla valle Ausente nelle retrovie della Linea Gustav svanì. Tuttavia, esso aveva raggiunto l'intento di Clark, che era quello di portare le riserve tedesche a sud, lontano da Anzio, dove lo sbarco stava per essere lanciato nella notte del 21-22 Gennaio. Vi è una certa speculazione su ciò che avrebbe potuto essere se il X (BR) Corps avesse avuto delle riserve disponibili per sfruttare il primo successo e fare un passo avanti decisivo. IL X (BR) Corpo non aveva gli uomini necessari, ma non ci sarebbe stato certamente il tempo per Clark di modificare il piano generale di battaglia e di cancellare o modificare l'attacco centrale che il II (US) Corpo aveva programmato. Clark non riuscì a valutare la fragilità della posizione tedesca ed il piano rimase invariato. Le due divisioni di rinforzo arrivarono fra il 20 ed il 21 gennaio, stabilizzando così le posizioni tedesche di fronte al X Corpo. La 5 BR Inf Div decise che non avrebbero potuto fare di più fino a quando gli obiettivi originali della 17 Inf Bde intorno a Minturno e Tremensuoli fossero garantiti. Quindi la riserva divisionale fu allarmata e fu ordinato alla 15 Inf Bde di attraversare il fiume alle 22.00 del 18 gennaio, passare attraverso il 2 WILTS ed avanzare verso ovest nelle prime ore del 19. Il piano doveva essere rivisto. La 15 Inf Bde sarebbe avanzata alla luce del giorno attraverso il 2 WILTS con il 1 KOYLI a destra in direzione di Tufo ed il 1 GREEN HOWARD a sinistra verso Minturno; il 1 Y & L in riserva. L’avanzata doveva comprendere ogni arma del X Corpo. Alle 10.30 del 19 gennaio, il 1 GREEN HOWARD stava entrando in Minturno, trovandovi un’opposizione moderata che aveva eliminato entro il tramonto. Tufo era stato finalmente catturato dal 1 KOYLI e alle 12.23, fu riferito: "Tufo ripulito dopo combattimenti: piccolo contrattacco ormai respinto. Poche vittime. Danni al nemico non ancora conosciuti". Il comando del X (BR) Corps riconobbe che, con i tedeschi a corto di rinforzi perché la riserva mobile doveva ancora arrivare da Roma, avrebbero dovuto trarre un pieno vantaggio dalla situazione. Purtroppo, le mine causarono molte vittime e la loro eliminazione rallentò l'avanzata. Il numero complessivo di perdite, compresa la 201 Gds BDE non ancora impegnata, significava che vi erano poche possibilità di sfruttare la valle dell’Ausente come era stato inizialmente previsto, ma, in ogni caso, entro la fine del 19 gennaio, la cresta Minturno-Tufo era stata messa in sicurezza. Al mattino presto del 20, la 15 Inf Bde si dispose a ventaglio verso ovest, verso il Monte Natale, Tremensuoli e l'altura che domina il canale di Capo d'Acqua, attaccando in due fasi. Nella prima fase, il 1 Y & L, quella mattina attaccò a destra verso il Monte Natale e, entro la fine del pomeriggio, la zona intorno al cimitero sulla strada a nord di Minturno, una lunga collina ed il Monte Natale, erano stati catturati, ma non senza vittime, anche se c’erano stati 150 prigionieri tedeschi. La compagnia A era a cavallo della strada, le compagnie B e C erano sul Monte Natale con la D in riserva. Nel frattempo, alle 11.00 del 20, il 1 GREEN HOWARD attaccò Tremensuoli sulla sinistra e Monte del Duca (quota 141), a 500 iarde a nord-est. Questo comportò lo spostamento lungo il pendio avanzato di Monte d'Ercole, di fronte a Minturno. Il risultato fu ottenuto alle 12.00 ed il Monte del Duca e Tremensuoli furono occupati saldamente. I tedeschi contrattaccarono alla 15.30, ma vennero respinti dall’artiglieria divisionale. Nel tentativo di mettere al sicuro il X Corpo, la 201 Gds Bde attraversò il Garigliano su un nuovo ponte Bailey il 20 gennaio. Il piano per il 6 Gren GDS era quello di attaccare parte della penisola di Scauri, mentre il 2 SG avrebbe attaccato Scauri ed il 3 Colm GDS sarebbe rimasto in riserva presso Tremonsuoli. Tuttavia, avendo scoperto che stava per scattare un contrattacco tedesco su Scauri, l’attacco fu rinviato e, nella notte fra il 20 ed il 21, la brigata fu invece spostata per rilevare la 15 Inf Bde, perché i tedeschi si stavano ammassando in quella zona.
Il 2 SG inviò la compagnia RF ad occupare e consolidare il Monte del Duca. Passarono pochi giorni di alterne fortune con nessuno che fosse sicuro della propria stabilità, ma la cattura di Minturno, Tufo e Tremensuoli, permise alla 5a divisione di Fanteria di mantenere una testa di ponte sostanziale. La causa del ritardo di un’ulteriore progressione fu dovuto essenzialmente all'incapacità di stabilire passaggi permanenti attraverso il Garigliano, che fossero fuori dalla portata dei cannoni tedeschi e nascosti ai punti di osservazione nemici sui Monti Natale e Scauri. Il 18 gennaio, gli attraversamenti erano limitati a zattere e traghetti. La costruzione dei ponti procedette lentamente a causa della precisione dell’artiglieria tedesca, guidata dagli osservatori che non erano stati individuati e distrutti sulle alture. Si dovette aspettare fino al 20 per ottenere il primo ponte di classe 30, che poteva essere usato solo di notte. Questa situazione continuò sul lato destro del fronte fino al crollo della Linea Gustav, nel maggio 1944. Numerosi contrattacchi furono lanciati tra il 21 ed il 23 gennaio dato che le posizioni tedesche erano state rinforzate con reggimenti e battaglioni della divisione corazzata Hermann Goering, e delle divisioni motorizzate 29 e 90. Il 21, fu per lo più speso a contrastare una serie di contrattacchi tedeschi, utilizzando l’artiglieria divisionale. Il contrattacco tedesco della mattina del 21 contro le posizioni del 1 Y & L riuscì a respingere la compagnia C che subì perdite pesanti ed un altro contrattacco causò ulteriori vittime. Il 1 KOYLI fu in grado di riconquistare Monte Natale, ma la posizione fu seriamente minacciata la sera stessa Un pesantissimo contrattacco tedesco, appoggiato da carri, iniziato la mattina del 22 annientò praticamente la compagnia A. Le compagnie B e C, poi rinforzate da due plotoni della compagnia D, al comando del maggiore DB Webster, riuscirono a tenere, ma, durante un altro contrattacco di corazzati, fu ordinato di ritirarsi attraverso le posizioni del 1 Green Howards. Monte Natale fu preso dai tedeschi, anche se il 1 GREEN HOWARD tenne a Minturno. Dopo due giorni di combattimenti il 1 Y & L aveva sofferto la perdita di quasi 300 uomini, tra cui 64 dispersi. La 94a divisione di fanteria tedesca era stata rafforzata con l'arrivo della 90a divisione motorizzata il 21 gennaio, che cercò con i suoi contrattacchi di aprire un cuneo premendo attraverso Minturno verso il Garigliano. La 17 Inf BDE non contribuì molto perché era circondata da mine e fu saldamente inchiodata nel settore di monte Argento. Quindi la 5a Inf Div decise di ritirare la brigata, che fu sostituita dal solo 11 KRRC. Alle prime luci dell'alba del 22 gennaio, i tedeschi contrattacarono le posizioni del 2 WILTS sulle alture di Tufo. La compagnia A del 2 WILTS fu respinta da Colle Casale (quota 199) e fu necessario un attacco del 2 CAMERONIANS per riconquistarlo, questa volta per sempre. I tedeschi contrattaccarono anche il 1 KOYLI e spinsero alcuni carri fino alla periferia nord di Minturno, ma furono bloccati dai carri armati del 40 RTR e la fanteria tedesca fu respinta. Alle 17.00 del 22 gennaio, il 1 GREEN HOWARD si spinse a nord oltre Minturno, attaccando la quota 167 e installandovisi per la notte ed il giorno successivo. Sempre il 22 gennaio 1944, all'estrema sinistra del settore, il 2 NORTHANTS, ora sotto il comando della 13 Inf Bde, fu spostato sulle colline della cresta Minturno-Tufo per controllare un contrattacco sul Monte Natale. L'attacco fu poi annullato, ma il battaglione rimase su quella posizione e vi si trincerò.

giovedì 22 settembre 2016

Il Lazio meridionale.

















Il Lazio meridionale (o, impropriamente, basso Lazio) è l'area storica laziale a sud di Roma che comprende le province di Frosinone e Latina. La regione fu occupata, dal 2000 a.C. circa, dalla prime popolazioni indoeuropee discese in Italia. I Latini si insediarono nella zona che chiamarono poi Latium vetus. Tale regione comprendeva la parte nord-occidentale dell'antico Latium con a sud-est un confine poco definito geograficamente. Nella più ampia regione verso sud-est, tra gli Appennini ed il mare, si stabilirono invece i Volsci, gli Equi, gli Ernici e gli Ausoni. Questa zona eterogenea fu in seguito chiamata dai Romani Latium novum o adiectum, ovvero "aggiunto", perché era un territorio che essi avevano aggregato in seguito alle loro progressive conquiste del V e IV secolo a.C. Si estendeva verso sud fino al tratto del fiume Liris oggi detto Garigliano; secondo Plinio il Vecchio si estendeva anche leggermente più a sud fino a Sinuessa. Le città del Latium adiectum erano:
  • Caieta (Gaeta);
  • Casinum (Cassino), da cui passava la Via Latina, ultima città del Latium (verso sud-est);
  • Formiae (Formia), detta Hormia o Ormiai per l'eccellente approdo, sede dei Lestrigoni di fondazione laconica da cui passava la Via Appia;
  • Fregellae (località Isoletta di Arce), nei pressi del fiume Liri, al tempo di Strabone ridotta ad un villaggio; quando si ribellò venne distrutta dai Romani (nel 124 a.C.);
  • Fundi (Fondi), posta sulla Via Appia;
  • Minturnae (Minturno), un tempo chiamata Pirae ed a quel tempo divisa in due dal fiume Liri (Clanis), presso la quale passava la Via Appia;
  • Sinuessa (Mondragone), l'ultimo luogo del Latium adiectum, da cui passava la Via Appia e nelle cui vicinanze vi era una località termale nota per curare alcune malattie;
  • Sora (Sora) sul Liri;
  • Speluncae (Sperlonga), che sorge su un promontorio dove all'epoca di Strabone sorgevano immense caverne occupate da grandi e lussuose ville o residenze (come la villa dell'imperatore Tiberio);
  • Tarracina (Terracina), un tempo chiamata Trachine (in seguito Anxur, in lingua volsca), posta sul sito dell'antica Amyclae o Amynclae, lungo la Via Appia.
Le due regioni storico-geografiche entrarono in seguito a far parte, insieme alla Campania, della Regio prima (più tardi nota con il nome di Latium et Campania) nella suddivisione territoriale e amministrativa stabilita dalle riforme di Augusto. In età imperiale il Lazio era ormai percepito come un'entità unica, mentre restava netta la distinzione rispetto alla Campania, con il confine fissato al fiume Garigliano. Nell'Alto Medioevo l'area si frammentò sotto l'influenza contrapposta dei Longobardi e dei Bizantini; si vennero definendo in tale epoca lo Stato Pontificio (i cui patrimonia arrivavano al Garigliano) e la Terra di San Benedetto, realtà che riaggregarono il Latium in due blocchi separati. Si creò così uno dei confini più stabili d'Europa, dato che le due Signorie non avevano motivo di aggredirsi a vicenda, ma anche il più permeabile e il meno militarizzato per via del prestigio papale. Il rinascimento vide la nascita del Ducato di Sora e le feroci lotte contro il banditismo. In epoca normanno-sveva, grazie ad una politica di conquista progressiva, si definì la Terra di Lavoro del Regno di Sicilia; maggiore stabilità si ebbe quando nacque il dipartimento di Terra di Lavoro del Regno di Napoli, con capoluogo Capua fino al 1818 e poi Caserta. Si ebbero scontri di potere, per esempio tra Capua e la sottomessa Cassino in ricerca di maggiore autonomia. Il dipartimento comprendeva l'intera attuale provincia di Caserta, la parte meridionale delle attuali province di Frosinone e Latina, parte dell'agro nolano e le isole Ponziane. Comprese addirittura per quattrocento anni una enclave pontificia: Pontecorvo. La Terra di Lavoro, come tutti i dipartimenti del Regno, era suddivisa a sua volta in circondari, mandamenti e universitas demaniali e feudali. Sora era capoluogo di circondario, e ospitava gli uffici principali; l'altro capoluogo poi passato al Lazio era Gaeta. Dopo secolari negoziati tra Papato e Re Borbonici, solo il 26 settembre 1840, papa Gregorio XVI e Ferdinando II sottoscrissero un trattato di confinazione, che pose termine allo stato di incertezza (per la verità riguardante al massimo poche centinaia di metri "più in qua" o "più in là", ma la linea di confine era "grosso modo" definita da secoli e secoli) in cui versava la frontiera dei suddetti stati, causa di dispute tra le popolazioni. L'apposizione di cippi di confine in pietra avvenne tra il 1846 e il 1847. Con regio decreto del 6 dicembre 1926 nacque la provincia di Frosinone, che includeva gran parte del Lazio meridionale, da Velletri al Garigliano; la provincia fu ridotta di dimensioni con regio decreto del 2 gennaio 1927, cedendo alla provincia di Roma la fascia tirrenica e il Veliterno; il 25 gennaio 1934 fu istituita la provincia di Littoria, oggi Latina, scorporando le aree più a sud della provincia di Roma; nel 1970, quando fu istituita la regione Lazio, il Latium riconquistò unità amministrativa, a scapito di quella plurisecolare che era la Terra di Lavoro, ormai completamente frammentata. Alcuni fanno risalire all'attuale configurazione provinciale il faticoso sviluppo nel Novecento del golfo di Gaeta, del Cassinate e della valle di Comino, a vantaggio delle zone di Latina e Frosinone, poiché queste aree costituiscono le estreme appendici meridionali di due province verticali, con capoluoghi legati nella forte e compatta area d'influenza di Roma. Di conseguenza è stato effettuato un decentramento di alcuni uffici provinciali ed è stato anche avviato l'iter per l'istituzione di nuova provincia, spesso indicata come del Lazio meridionale; attualmente tale iter ha ottenuto un arresto, in attesa di sufficienti fondi che sopperiscano al conseguente aggravio di spesa. Alcuni, ignorando la discontinuità storica, identificano il Lazio meridionale con l'intero Latium di epoca classica: una regione delimitata dal Tevere, dal fiume Garigliano, dal mar Tirreno e dalle propaggini degli Appennini verso l'interno. A nord vi era la Tuscia e a sud la Campania. Tale area geografica corrisponde all'antica provincia di Campagna e Marittima e alla parte oggi laziale dell'antica Terra di Lavoro. Il confine tra le due province prima dell'Unità è stato tra i più stabili sulla Penisola. Alcuni invece identificano con il territorio del Lazio che fece parte della Terra di Lavoro una nuova area peculiare. Questa identificazione è sostenuta da quelli che vedono l'attuale struttura provinciale un ostacolo allo sviluppo e da quelli che giudicano gli attuali confini regionali e provinciali una forzatura storica. Tali considerazioni hanno dato origine a movimenti che puntavano alla formazione di una nuova provincia nel Lazio Meridionale. Tali movimenti sono stati particolarmente vivaci nel Cassinate che, tra 1956 e 2006, è stato al centro di ben dieci proposte di legge per far diventare Cassino capoluogo di una nuova provincia. Le proposte parlamentari sono state presentate dai deputati Angelucci (1956); Picano (1984); Pecoraro Scanio (1996), Testa (1997), Magliocchetti (1997) (queste ultime supportate dalla nascita nel 1999 del MASL, Movimento Autonomista Sud Lazio), Tofani (2004), La Starza e Conte (2004) ed, infine, dal deputato Formisano (2006); le iniziative a livello regionale sono state prese dal consigliere Gentile (1993) e dai consiglieri Vitelli e Collepardi (1998), mentre le proposte iniziali riguardavano l'istituzione della "Provincia di Cassino", dal 1996 si iniziò a parlare di "Provincia del basso Lazio" o "Provincia del Lazio Meridionale" con capoluogo Cassino, ma comprendente anche il comune di Sora, in modo da ricalcare i confini storici della Terra di San Benedetto. L'ultima proposta, datata 2006, prevedeva invece una provincia "tripolare", con capoluoghi le città di Cassino, Sora e Formia. Tale proposta, che era giustificata dal fatto che l'attuale configurazione territoriale “longitudinale” delle provincie di Frosinone e Latina, con la posizione dei relativi capoluoghi a una distanza considerevole (talvolta superiore a 100 chilometri) dalla maggior parte dei comuni del Lazio meridionale, avesse determinato nel tempo scelte politico-amministrative troppo spesso sbilanciate in favore delle aree settentrionali della provincia, anche per effetto della forza centrifuga esercitata dal polo romano. La suddetta proposta parlamentare era rafforzata dalle delibere favorevoli di 41 dei 63 comuni interessati, che rappresentavano la maggioranza della popolazione dell'area stessa (circa 205.000 abitanti su 310.000 complessivi). Il confine storico corrisponde comunque ad un confine di tipo linguistico: l'antica linea di confine tra Lazio e Campania, fino al 1870 confine di Stato, segna con buona approssimazione anche un confine linguistico tra l'area dei dialetti italiani mediani e quella dei dialetti italiani meridionali, ancorché sul versante sud si ravvisino (fino al limite del Garigliano) talvolta elementi dialettali laziali di probabile substrato, soprattutto nel vocalismo e nella fonetica in genere, ma anche, per quanto riguarda la provincia di Frosinone, nel lessico. La fondazione di nuove provincie di fronte alla legge ha solo giustificazione pratica, in primis una diversa distribuzione delle risorse sul territorio: i capoluoghi Frosinone e Latina, come detto, sono molto decentrati rispetto al territorio che amministrano. Molti invece auspicano solo un maggiore decentramento degli uffici provinciali perché la creazioni di nuove amministrazioni locali creerebbe innegabilmente un aggravio di spesa. Va tenuto conto, comunque, che l'orientamento degli ultimi governi verso l'abolizione delle province ha, di fatto, portato al decadimento del dibattito. Istituita nel 1979, l'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale è il fulcro della cultura nel Sud del Lazio. Ha sede a Cassino e per via della sua posizione strategica sull'antica Via Casilina che collega Roma a Napoli, costituisce il punto di incontro tra le città del Lazio Meridionale, della Campania, del Molise e dell'Abruzzo dalle quali canalizza la maggior parte degli studenti, anche grazie alla tradizione umanistica e culturale portata avanti nei secoli dall'abbazia di Montecassino. Ha, inoltre, sedi distaccate a Frosinone, Sora ed Atina.