In
occasione del XX Anniversario della Rassegna di Santa Cecilia dei cori
parrocchiali, l'Ufficio Liturgico ha promosso una serie di concerti nelle
foranie della diocesi di Gaeta. Il primo dei concerti si terrà il prossimo 11
dicembre, alle ore 19, nella Basilica Cattedrale di Gaeta. Questo concerto,
diretto da don Antonio Centola, vedrà la partecipazione di un quartetto d’archi
e del coro dell’Arcidiocesi. Nel concerto saranno eseguite due opere, tra le
altre, di scuola barocca italiana: Beatusvir di Antonio Vivaldi (RV 598) e Magnificat
di Francesco Durante.
Contatto
Contatto: g_donofrio@libero.it
giovedì 8 dicembre 2016
Gaeta: Magnificat anima mia Dominum, 11/12/16.
domenica 16 ottobre 2016
MINTURNAE, SENTINELLA DEL LIRI di Maria Teresa D'Urso.
La “Johnson a Ruegg”, è il
titolo di un convegno di studi organizzato in data 11 maggio 1996 a Minturno, a
cura dell’Archeoclub “Minturnae”, sezione locale dell’Archeoclub d’Italia. L’evento
era determinato dalla presentazione del secondo volume del diario di scavi di
J. Johnson, “Excavations at Minturnae”, The University of Pennsylvania, 1933,
tradotto in lingua italiana a cura dell’Archeoclub “Minturnae”. Minturnae,
insieme con Ausonia e Vescia, era una delle tre principali città del territorio
degli Aurunci, racchiusa nella catena dei monti Aurunci e del Massico. Faceva
parte della Pentapoli Aurunca, comprendente le città di Vescia, Sinuessa, Suessa,
Ausona, Minturnae. Posta sulla sponda settentrionale del Liri, ebbe, fin
dall’origine, funzione da difesa e, trovandosi a breve distanza dal fiume,
divenne porto fluviale della regione, tanto da costruire uno sbocco alle città
e ai borghi della zona collinare circostante. Minturnae fu coinvolta nella
prima e nella seconda guerra sannitica. Delle città della Pentapoli, Sinuessa è
ancora oggi oggetto di studio e di ricerca Suessa ebbe la sua probabile
continuazione nella odierna Sessa Aurunca; di Musona e Vescia rimangono le
indicazioni del sito, nel contesto di studi e di ritrovamenti di reperti, che
certamente non corrispondono alla esigenza continua d’individuarne il sito. Minturnae
posta in una posizione strategica, essendo attraversata dalla Via Appia,
iniziata da Appio Claudio il Cieco nel 312 a.C., ebbe una ripresa rapida e
divenne la principale città di transito fra il Latium Novus e la Campania. Nel
295 a.C., fu dedotta nel Territorio di Minturnae una colonia di cittadini
romani, con carattere prevalentemente militare. In seguito si ebbero
stanziamenti nell’età di Cesare (I sec. a.C.) e poi in età imperiale. Nell’anno
88 a.C., nelle paludes minturnenaes, avvenne la fuga di Caio Mario che,
fuggiasco da Roma, perché proscritto, fu dichiarato da Silla nemico pubblico.
Caio Mario, console romano, rifugiatosi per volere dei magistrati minturnesi in
casa di Fannia, matrona romana, stava per essere ucciso da un Cimbro di nome
Gerone, il quale “claritate viri occaecatus, abjesto ferro, attonitus inde ac
tremans fugit”. In seguito a ciò, molto probabilmente, il console avuta salva
la vita, si rifugiò in un bosco sacro che circondava il tempio della dea
Marica, divinità del luogo, sulla riva destra del fiume, presso la foce del
Garigliano, dove oggi rimangono tracce del tempio “extra moenia”, di origine
italica, ed altre notevoli testimonianze archeologiche. Dopo essere stato
misteriosamente liberato, il console fu fatto imbarcare per l’Africa. Da questo
momento, fino a nuovi studi attualmente in corso di rivalutazione, non si hanno
più testimonianze specifiche, relative alla città di Minturnae. E’ probabile
che l’estendersi della palude, le invasioni dei Goti e dei Longobardi, le
incursioni saracene, abbiano causato la distruzione della città.
Gli abitanti superstiti si trasferirono sul colle più vicino, dove fondarono una nuova città che prese il nome di Traetto, civitas ad Trajectum, per la vicinanza al traghetto del fiume, del quale era stato distrutto anche il ponte, ricordato da Cicerone, come Pons Titetius. Per ciò che interessa lo stanziamento dei Saraceni (881-915), si è a conoscenza di una colonia di “predatori” che estendeva il suo dominio fino a Gaeta. La battaglia del Garigliano nel 915, pose fine alla loro presenza nel territorio ed in seguito a questo importante evento storico furono costruite due torri.
La prima, la Turris Gariliani, detta Bastia, fu distrutta poi nel 1828, in seguito alla costruzione di un ponte pensile di ferro, progettato da Luigi Giura di Maschito in Lucania ed inaugurato da Ferdinando II, il 10 maggio 1832 e poi distrutto durante gli ultimi eventi bellici.
La seconda, la Turris ad mare fu fatta erigere da Pandolfo Capodiferro, principe di Capua, fra il 961 ed il 982; fu fatta poi restaurare da Pietro Fedele, che la trasformò in Museo, fino al 1943, anno in cui fu distrutta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Notizie storiche della città di Minturnae; presentate in una forma di estrema sintesi, richiedono notevoli ed ulteriori approfondimenti per ciascuno degli aspetti storico - archeologici citati. Per ciò che riguarda le fonti storiche e documentarie, indispensabili per lo studio in questione, si riportano qui di seguito, i titoli di alcune pubblicazioni curate dall’Archeoclub “Minturnae”, da circa trentadue anni operante nel territorio minturnese:
Gli abitanti superstiti si trasferirono sul colle più vicino, dove fondarono una nuova città che prese il nome di Traetto, civitas ad Trajectum, per la vicinanza al traghetto del fiume, del quale era stato distrutto anche il ponte, ricordato da Cicerone, come Pons Titetius. Per ciò che interessa lo stanziamento dei Saraceni (881-915), si è a conoscenza di una colonia di “predatori” che estendeva il suo dominio fino a Gaeta. La battaglia del Garigliano nel 915, pose fine alla loro presenza nel territorio ed in seguito a questo importante evento storico furono costruite due torri.
La prima, la Turris Gariliani, detta Bastia, fu distrutta poi nel 1828, in seguito alla costruzione di un ponte pensile di ferro, progettato da Luigi Giura di Maschito in Lucania ed inaugurato da Ferdinando II, il 10 maggio 1832 e poi distrutto durante gli ultimi eventi bellici.
La seconda, la Turris ad mare fu fatta erigere da Pandolfo Capodiferro, principe di Capua, fra il 961 ed il 982; fu fatta poi restaurare da Pietro Fedele, che la trasformò in Museo, fino al 1943, anno in cui fu distrutta dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Notizie storiche della città di Minturnae; presentate in una forma di estrema sintesi, richiedono notevoli ed ulteriori approfondimenti per ciascuno degli aspetti storico - archeologici citati. Per ciò che riguarda le fonti storiche e documentarie, indispensabili per lo studio in questione, si riportano qui di seguito, i titoli di alcune pubblicazioni curate dall’Archeoclub “Minturnae”, da circa trentadue anni operante nel territorio minturnese:
-
J.
JOHNSON, Excavations at Minturnae, The University of Pennsylvania 1933, vol. I
e II – tradotti in lingua italiana, Minturno, 1985 e 1996;
-
Minturnae e Zagabria; Archeologia a denominatore
comune, Minturno, 1993 – vol. I – rielaborazione e coordinamento del testo di
L. Crema – il vol. II è in corso di pubblicazione;
-
A. ARIANI, Scavi di Minturno, Catalogo delle Sculture,
1931-33, ristampa anastatica, Minturno, 1998;
-
M.T. D’URSO, Il tempio della dea Marica, alla foce del
Garigliano, vol. I, Minturno 1985. Il secondo volume è in corso di
pubblicazione;
-
S. DOMINIC
RUEGG, The underwater excs in the Garigliano River: final report 1982. The
Roman port and bridge at Minturne, Italy, diario di scavi di archeologia
subacquea, dal 1966 al 1988 nel fiume Garigliano a cura del prof. D. Ruegg.
Università di Philadelfia, tradotto in lingua italiana e pubblicato a Minturno
nel 1999.
Quest’ultimo testo è di eccezionale valore storico -
archeologico e merita una particolare presentazione a tempo debito. Altri studi
sono stati pubblicati sulla Minturno medievale.
A conclusione di un così breve excursus su Minturnae, è doveroso riflettere sui valori che, mediante la conoscenza e lo studio, oltre che la ricerca scientifica sul nostro territorio, ci vengono trasmessi e che abbiamo l’onore e l’onere di trasmettere alle nuove generazioni. In un momento storico così importante, l’integrazione dello studio dell’archeologia nella società attuale, trova riscontro nella matura coscienza della fruizione dei beni archeologici. Fruizione che non si limita soltanto alla società in cui i beni si inseriscono, ma che assume compito educativo e formativo, nel contesto di esigenze primarie, delle quali il mondo della cultura non può più fare a meno.
A conclusione di un così breve excursus su Minturnae, è doveroso riflettere sui valori che, mediante la conoscenza e lo studio, oltre che la ricerca scientifica sul nostro territorio, ci vengono trasmessi e che abbiamo l’onore e l’onere di trasmettere alle nuove generazioni. In un momento storico così importante, l’integrazione dello studio dell’archeologia nella società attuale, trova riscontro nella matura coscienza della fruizione dei beni archeologici. Fruizione che non si limita soltanto alla società in cui i beni si inseriscono, ma che assume compito educativo e formativo, nel contesto di esigenze primarie, delle quali il mondo della cultura non può più fare a meno.
Il Cronista n. 0/2004
Ubicazione:
Via Punta Fiume, 04026 Minturno LT, Italia
lunedì 26 settembre 2016
L'ATTACCO DEL 2° BATTAGLIONE DEI ROYAL SCOTS FUSILIERS A MONTE D'ARGENTO DEL 17 GENNAIO 1944.
La 5a divisione di fanteria britannica, inquadrata nel XIII Corpo,
aveva attraversato lo stretto di Messina il 3 settembre 1943, muovendosi
verso il nord per raggiungere la 5a Armata americana che nel frattempo
era sbarcata a Salerno l’8 settembre. Le due Armate si ricongiunsero il
18
di quel mese. Dopo un periodo trascorso fra Abruzzo e Molise, la
divisione fu trasferita sul fronte adriatico in tempo per il Natale
1943. Il 2 gennaio 1944, il X Corpo britannico raggiunse la 5a Armata sul
fronte tirrenico. Il 3 gennaio il 7 CHESHIRE fu rilevato dai
Neozelandesi e,
dopo quattro giorni di pioggia, neve e forti venti, raggiunse
segretamente Cancello, a sud del fiume Volturno. Là cominciò un intenso
addestramento
per la conduzione di barche, di giorno e di notte; i comandanti
cominciarono ad osservare il Garigliano dalle alture del monte Massico. Mentre i soldati si addestravano, la 5a divisione fu trasferita al X
Corpo britannico ed assunse il difficile compito di forzare il passaggio
del
Garigliano, con il preciso scopo di allontanare le riserve tedesche
dalla zona di Anzio. La storia del 6 SEAFORTH riporta che "Il tempo ritornò sorprendentemente bello e di giorno faceva caldo; il battaglione era molto vicino alla spiaggia e le settimane
passarono in modo piacevole". Il primo assalto era compito del X Corpo e fu fissato per il 17
gennaio. All’operazione fu attribuito il nome in codice di PANTHER. Il
Corpo
doveva forzare l’attraversamento del Garigliano tra il monte
Castelluccia alla destra ed il mare alla sinistra. Due giorni dopo, il
19 gennaio,
doveva seguire l’attacco della 46a divisione di fanteria sulla loro
destra, a Sant’Ambrogio. Il compito assegnato al X Corpo era una vera
sfida
perché il Garigliano era completamente dominato dai tedeschi, schierati
con due reggimenti della 94a divisione di fanteria tra Minturno e
Castelforte. La monotona pianura costiera di forma semi-circolare, era di circa
otto miglia e di cinque miglia verso l’interno. La parte a sud-ovest
confinava
con una catena di montagne che raggiungeva i 2.600 piedi ed ogni
movimento in avanti finiva sotto l’immediata osservazione dei tedeschi
sulla
linea Tremensuoli-Minturno-Tufo. La catena montuosa era dominata dal
monte Petrella, a 5.000 piedi. I tedeschi avevano organizzato la difesa
con la
loro consueta pratica, con piccoli posti avanzati nella pianura e con la
linea di difesa principale sulle alture all’entrata della valle
dell’Ausente. Quando il X Corpo ricevette quest’incarico, il piano della 5a Armata
prevedeva che la pressione principale sarebbe cominciata il 20 gennaio
con
un attacco del II Corpo americano attraverso il Rapido (Gari) a cinque
miglia da Cassino. Nello stesso tempo il Corpo di spedizione francese
avrebbe
continuato i propri attacchi sulla destra, verso monte Cairo, cominciati
il 12 gennaio. Il piano del X Corpo prevedeva di far passare il Garigliano a quattro
brigate e di stabilire una testa di ponte al di là della riva nemica
per una
profondità di sette miglia. La 56a divsione di fanteria aveva come
obbiettivo Castelforte e il monte Damiano; la 5a divisione di fanteria
doveva
puntare su Tremensuoli, Minturno e Tufo. Il confine fra le due divisioni
era il fiume Ausente. Una volta che la testa di ponte fosse stata
assicurata,
la 5a divisione avrebbe dovuto puntare a nord, verso la strada
Minturno-Ausonia-San Giorgio, per raggiungere la valle del Liri. Era
previsto di
raggiungere Ausonia nel pomeriggio del 18 gennaio, il giorno D+1. La 5a divisione aveva ai suoi ordini la 201 Gds Bde, mentre il 40 RTR
era stato diviso fra le due divisioni. Il 40 Cdo RM era alle dipendenze
della 56a divisione con il compito specifico di catturare il Monte
Damiano. Sulla costa, compito della 5a divisione era quello di sbarcare
all’estuario del Garigliano con due brigate, di attraversare il fiume
presso il
ponte stradale della statale 7 e quello della ferrovia Roma-Napoli,
prendere Minturno e Tufo e poi di utilizzare le altre due brigate per
sfruttare
la valle dell’Ausente al fine di assicurare il passaggio verso San
Giorgio. L’obbiettivo della 56a divisione era la cattura di Castelforte,
alla
destra della 5a divisione, ed impossessarsi di monte Damiano, che
dominava la strada per Ausonia. Obbiettivo della 46a divisione era
invece quello
di attraversare il Garigliano dalla parte di Sant’Ambrogio e di mettersi
in posizione per coprire l’attacco americano sul Rapido, che doveva
iniziare
il 20 gennaio. Per il comando del X Corpo, tutta l’artiglieria doveva appoggiare la
56a divisione, mentre il passaggio della 5a doveva avvenire in silenzio. L’attacco della 5a divisione era previsto in tre fasi: nella prima
fase la 13a brigata di fanteria a destra e la 17a brigata a sinistra
dovevano
passare il fiume e prendere Tremensuoli, Minturno e Tufo; nella seconda
era la volta della 201a brigata Guardie e della 15a brigata di fanteria
di
passare il fiume a loro volta. A sinistra, la 201a brigata doveva
spingersi verso Scauri, mentre la 15a brigata doveva avanzare verso la
valle
dell’Ausente per assicurare Santa Maria Infante e Bracchi. Per ciascuna brigata l’operazione era a sua volta suddivisa in due
fasi principali. Nella prima fase due battaglioni dovevano passare il
fiume
per garantire il possesso della riva (l’equivalente di 800 uomini su
otto compagnie di fucilieri); nella seconda era previsto l’intervento di
un terzo
battaglione con il compito di prendere la zona di
Tremesuoli-Minturno-Tufo. Il generale Clark non pensava che sarebbe stato possibile uno
sfondamento, ma desiderava che gli attacchi del 17 gennaio 1944
coinvolgessero le
riserve tedesche stanziate nell’area di Roma in tempo per lo sbarco ad
Anzio, previsto per il 22. Si sperava che con il beneficio della
sorpresa ed
una rapida avanzata verso i colli Albani, da dove passano le statali 6 e
7, i tedeschi si sarebbero ritirati a nord di Roma. Mentre una simile
realtà
avrebbe potuto verificarsi negli ultimi tre mesi, lo spionaggio alleato
non aveva capito che la strategia di una ritirata difensiva era stata
adottata solo con lo scopo di preparare la Linea Gustav, dove i tedeschi
intendevano resistere ad oltranza. La valutazione dell’Intelligence era
stata comunque troppo ottimistica. Per il suo attacco, il X Corpo decise di utilizzare 14 zattere per il
primo passaggio, delle quali due più robuste per i carri armati. I
genieri
furono provvisti di ogni equipaggiamento da ponte, ma non furono in
grado di montarne nessuno perché l’artiglieria tedesca prese di mira i
punti di
passaggio. Dovettero servirsi delle strade perché le piogge avevano
ridotto i campi in acquitrini e queste strade erano sotto il tiro
dell’artiglieria
nemica. L’inizio della preparazione dell’attacco andò bene: fu approntato lo
schieramento dell’artiglieria e la grande quantità di munizioni
necessaria fu
portata avanti usando la sola statale 7, che era anche l’unica via.
Diversi posti avanzati tedeschi furono eliminati senza destare troppo
sospetto. Tra il 16 ed il 17 gennaio le posizioni tedesche della 94a divisione
di fanteria furono bombardate dall’aviazione, da due incrociatori e
cinque
cacciatorpediniere. Kesselring non si accorse di nulla, ma Vietinghoff
fu incauto. Sulla sinistra, nell’ambito della 17a brigata, che avrebbe iniziato
alle 21.00 del 17 gennaio, l’intenzione era che il 2 RSF, a bordo di
DUKW e LCT,
sarebbe sbarcato a circa 2.000 iarde a nord della bocca del Garigliano,
mentre il 2 SEAFORTHS avrebbe passato il fiume su barche vicino a
Pontefiume.
Quindi il 2 NORTHANTS, riserva della brigata, sarebbe passato attraverso
il 2 SEAFORTHS per poi girare a sinistra ed attaccare Tremensuoli.
Sarebbero
stati assistiti dal fuoco di uno degli incrociatori e sarebbero stati
appoggiati dai carri del 40 RTR. Con il 2 RSF ci sarebbe stata la
compagnia B del
6 SEAFORTH che aveva l’incarico di pulire la riva nord in appoggio al
suo stesso battaglione, “rullando” il fianco delle difese tedesche. Sulla destra, la 13a brigata, partendo alla stessa ora, doveva
utilizzare due punti: il 2 WILTS a circa 1.400 iarde a monte del ponte
sulla
ferrovia e il 2 RIF a 1.400 iarde a valle dello stesso. Una volta
passato il fiume ed assicurata la riva, il 2 CAMERONIANS doveva passare
in mezzo e
dirigersi verso Tufo. La fase 1 doveva iniziare alle 21.00 e la fase 2,
il passaggio dei CAMERONIANS, alle 3:30. Al 7 CHESHIRE, la compagnia A era stata assegnata alla 17a brigata,
la B alla 13a, la C alla 201a brigata Guardie e la D alla 15a brigata
come
riserva divisionale.
I DUKW del 2 RSF erano stati portati a Sorbello il 16 gennaio ed il
battaglione, con la compagnia A del 7 CHESHIRE, si mosse alle 17,00
verso i punti
di imbarco a nord di Mondragone, con ogni uomo provvisto di biscotti
dalla "Church Army". Mondragone era a sette miglia e mezzo
dall’estuario del
Garigliano. L’intenzione era quella di sbarcare sulla spiaggia a nord
del fiume, a metà fra l’estuario e il Monte d’Argento, che era una
collinetta
dominante l’intero fronte della 17a brigata. Alle 19, le compagnie A e B entrarono nell’acqua ed iniziarono il
loro viaggio previsto in 150 minuti, seguite dalla compagnia B del 6
SEAFORTH e
dalla compagnia A del 7 CHESHIRE; 30 minuti dopo seguivano il comando di
battaglione e le compagnie C e D. Gli sbarchi dovevano avvenire in tre
ondate
in due punti a circa 200 iarde uno dall’altro. La compagnia B doveva
localizzare il Monte d’Argento, la compagnia A aveva il compito di
inoltrasi verso
la statale 7 e le compagnie C e D dovevano passare in mezzo e prendere
contatto con il 6 SEAFORTH, che avanzava da est pronto per il prossimo
attacco
della 17a brigata a Minturno. La compagnia B del 6 SEAFORTH doveva
sbarcare con la compagnia A e ripulire l’area della spiaggia
immediatamente a nord
per aiutare il resto del battaglione.
Nella prima ondata, alle 21.00, sulla sinistra e più a nord delle
spiagge stabilite, un plotone della compagnia B avrebbe dovuto piazzare
una luce
rossa mentre altrettanto avrebbe dovuto fare un plotone della compagnia A
a sud. Un altro plotone doveva inoltrarsi fino al ponte della ferrovia
sulla statale 7. Nella seconda ondata, 30 minuti dopo la prima, il resto della
compagnia B avrebbe dovuto inertizzare le difese tedesche del Monte
d’Argento e
garantire lo sbarco per l’avanzata delle compagnie C e D per incontrare
il 6 SEAFORTH. La compagnia A del 7 CHESHIRE avrebbe dovuto trincerarsi
con
armi pesanti sul monte d’Argento, dopo che questo fosse stato occupato
dal 2 RSF. Il resto della compagnia A del 2 RSF doveva sbarcare alla destra
della spiaggia, tagliare la statale 7 ed unirsi alla compagnia C. Le
compagnie
C e D, ed il comando di battaglione, venendo dopo con la terza ondata
alle 22.00, dovevano muoversi verso l’interno e unirsi al 6 SEAFORTH. Alle 03.00 del 18 gennaio, credendo che gli sbarchi fossero andati
secondo i piani, il 6 SEAFORTH ed il 2 RSF dovevano cambiare direzione e
unire
le forze per l’attacco a Monte del Duca (quota 141), a sinistra di
Minturno, prima di muovere verso Monte Natale (quota 156). Il 2
NORTHHANTS doveva
seguire i due battaglioni e attaccare Tremensuoli. A quel punto la 201a
brigata delle Guardie avrebbe preso la testa per avanzare verso Monte
Scauri. Cosa non funzionò nel piano della 17a brigata di fanteria? Il diario storico del 2 RSF riporta: "Il piano di sbarco del battaglione fallì
completamente e l’unità fu brutalmente disorganizzata fin dall’inizio.
Molti dei
conducenti andarono troppo lontano dalla costa e così fu impossibile
utilizzare le luci di guida messe ad intervalli lungo la spiaggia o
vedere la
bocca del fiume che sarebbe stata la guida più sicura". Il maggiore Sandilands, comandante in seconda del 2 RSF riferì che: "Prima dell’inizio del bombardamento alle 21.00, non avevamo la più pallida idea di dove fossimo. Era già chiaro che la terza
ondata era in ogni caso persa". Era una notte molto scura e le correnti veloci del fiume rendevano
estremamente difficile la navigazione alla bocca dell’estuario. I DUKW,
guidati
da americani, sbagliarono i tempi di sbarco e non portarono le compagnie
nei punti giusti. La fosforescenza del mare provocata dai DUKW, che
erano a
non più di 200 iarde dalla spiaggia, attirò il fuoco dell’artiglieria
tedesca. Come risultato, lo sbarco della 17a brigata fu confuso ed il
primo a
sbarcare fu un distaccamento della 141a Field Ambulance con un maggiore
del 2 NORTHANTS e parti di rifornimenti. Alle 21:45, la compagnia A del 7 CHESHIRE lasciò cinque plotoni,
sbarcati dai DUKW, giusto a 500 iarde a sud del Monte d’Argento, presto
seguiti
dal 2 RSF. Come la 141a Field Ambulance, il maggiore del 2 NORTHANTS e
le parti di rifornimenti, la compagnia A era stata sbarcata prima della
fanteria che pensavano di appoggiare. La storia del reggimento Cheshire annota allegramente: "E’ probabile che questa sia stata la sola volta durante la guerra che i mitraglieri siano sbarcati su una spiaggia ostile prima
dei battaglioni di fucilieri e la compagnia A ebbe tutte le ragioni per essere orgogliosa di questo". Verso le 22, il comandante della compagnia A, maggiore EGS Mather,
in esplorazione verso il Monte d’Argento fu ferito dall’esplosione di
una
mina e i tedeschi reagirono con un pesante fuoco di mitragliatrici e
mortai proveniente dalle grotte del monte con il risultato che quando
arrivarono
la compagnia A ed il 2 RSF furono immobilizzati. Per risposta, un
plotone della compagnia A del 7 CHESHIRE, al comando del tenente Peter
Harris,
portò avanti una mitragliatrice Vickers fino a 150 iarde dalle grotte.
Constatando che da quella posizione non potevano raggiungere una
particolare
mitragliatrice tedesca che spazzava la spiaggia e metteva in pericolo
gli uomini del 2 RSF quando sbarcavano, si mossero di nuovo fino a 100
iarde
distruggendo la postazione, ma non poterono progredire senza l’aiuto del
2 RSF. La storia del reggimento Cheshire descrive come, nonostante le ferite, "il successo di questa operazione fu largamente dovuto all’eccellente conduzione ed all’iniziativa del maggiore Mather che,
realizzando come il 2 RSF fosse sbarcato in un posto sbagliato, aveva condotto l’attacco contro la postazione sovrastante". Un’altra disgrazia fu il ritardo dello sbarco dei genieri che
dovevano sgombrare dei percorsi attraverso i campi minati sulla spiaggia
perché
questo impediva l’intero attacco. Senza la pulizia dei percorsi, il 2
RSF avrebbe dovuto lottare per uscire salvo dalla spiaggia ed arrivare
all’appuntamento con il 6 SEAFORTH. Il diario di guerra del 2 RSF
ricorda che: "Non una delle imbarcazioni che portavano le compagnie d’assalto dei Royal Engineers trovò la spiaggia giusta". Aggiungendosi alle tante tribolazioni, i carri di supporto del 40 RTR
ed un gruppo di pezzi anticarro – condizione chiave per insinuarsi
attraverso
il 2 RSF ed effettivamente in grado di fronteggiare qualsiasi
opposizione da parte tedesca – erano stati mandati sulla riva a sud del
fiume e nella
confusione avevano attaccato il comando di battaglione del 2 NORTHANTS. Il maggiore Sandilands ricordava che: "Appena iniziammo a marciare verso l’interno, gli
uomini iniziarono a finire sulle mine e tornammo indietro alla spiaggia.
Era molto
sconfotevole; eravamo bloccati sulla spiaggia dalle mine di fronte e dal
mare dietro, mentre le mitragliatrici tedesche ci sparavano contro
spasmodicamente. Il colonnello prese atto di quello che aveva a
disposizione sulla spiaggia: le compagnie C e D; una parte della
compagnia A del
7th Cheshire; il RAP, il comando di battaglione, compresa la batteria
comando, e un ufficiale osservatore dell’artiglieria, nessun pioniere
d’assalto
e nessun geniere della 42a compagnia dei Royal Engineers". Di conseguenza, al posto del piano originale la compagnia D fu
incaricata di prendere il Monte d’Argento e la compagnia C di avanzare
verso la
statale 7 come era stato previsto. Le compagnie C e D mossero in avanti, ma immediatamente persero degli
uomini nei campi minati. Le mitragliatrici tedesche e dei pezzi da 88
aprirono il fuoco dal Monte d’Argento; la compagnia D mosse lungo la
spiaggia per prendere il Monte d’Argento supportata dalll’intera
artiglieria
divisionale e, allo stesso tempo, sbarcò la compagnia A. Il capitano Saunders, comandante in seconda della compagnia D riporta che: "Di fronte a noi c’era un campo minato dove non
potevamo trovare nessun passaggio, mentre alla nostra sinistra c’era
l’Argento
con il "Boche" in suo saldo possesso che spazzava la spiaggia con le
Spandaus e bombardava con una spiacevole e ferma persistenza. Dietro di
noi
c’era il mare ed alla destra, dove i Seaforths avrebbero dovuto arrivare
dopo aver forzato il passaggio del fiume, non c’era nulla se non il
fastidio spiacevole dei "Boches". Sembrava che non ci fosse speranza di
continuare l’azione se non accucciarsi nelle nostre buche e pregare per
l’arrivo dei genieri. La compagnia A, quando finì lo sbarco, raggiunse la spiaggia a 600
iarde a sud del posto dove avrebbero dovuto essere e immediatamente
puntò a
nord lungo il litorale verso Monte d’Argento prima di inoltrarsi
nell’interno avendo ricevuto l’ordine di attaccare il monte da nord. Quello che ha rallentato il ritmo e quasi paralizzato il 2 RSF è
stata la considerevole entità e la densità dei campi minati. Si
immaginava che
l'intera area fosse stata notevolmente rafforzata dopo il completo
successo di un raid dei Commandos nel dicembre 43.
Tra le dune e la statale 7, fu scoperto un campo minato di diverse
centinaia di iarde di profondità, cosparso di una grande varietà di mine
antiuomo
e trappole esplosive. Questo campo minato scombinò il nuovo piano del 2
RSF. La compagnia D fu costretta ad attaccare il Monte d'Argento lungo la
stretta battigia sotto il fuoco della linea fissa delle MG tedesche
nascoste
nelle cavità e nelle grotte delle pendici occidentali a sud di Monte
d'Argento. La compagnia attaccò tre volte e per tre volte fu respinta
perché il
fuoco delle mitragliatrici impedì di allargare il fronte di attacco.
Soffrirono enormi perdite. Mentre tutto questo stava succedendo, il plotone di testa della
compagnia B era sbarcato a sud del Garigliano ed aveva sistemato
l’impianto di
illuminazione. Questo aveva però attirato l'attenzione della SP 78 Bty
che venne prontamente sbarcata. Non si ricongiunsero al battaglione fino
al
giorno successivo. L'altro plotone della compagnia B con lo stesso
compito, prese terra nel posto giusto alle 02. Gli altri due plotoni
della
compagnia B caddero in mare. Dei quattro plotoni della compagnia, tre
erano mancanti al momento dell’assalto del 2 RSF. Nel frattempo, desiderosi di arrivare alla statale 7 come era stato
ordinato, alla compagnia C si preoccupavano di attraversare il campo
minato
ed ebbero la fortuna di incontare la compagnia A all'1, che aveva
un "metal detector". Con l’aiuto del rivelatore, le compagnie A e C, il comando di
battaglione, ed il plotone della compagnia B, all’alba riuscirono a
passare
attraverso il campo minato e penetrarono per 1.000 iarde
nell'entroterra, permettendo alla compagnia A di impegnarsi contro il
Monte d'Argento
da nord est. Sotto la copertura di un fuoco di fila dell’artiglieria, la
compagnia A mosse all’attacco e raggiunse la base dell’obbiettivo, ma
furono costretti ad indietreggiare a causa dei reticolati di filo
spinato e della perdita di tutti gli ufficiali. Dovettero ritirarsi
attraverso
la compagnia C e il battaglione si dispose a difesa perché, con il
levarsi del sole, era chiaro che il 2 RSF era in una posizione molto
esposta
e non vi era alcun segno del 6 SEAFORTH che avrebbe dovuto sbarcare alla
destra del 2 RSF e avanzare fino a incontrarli. Fino a quel momento, il 2 RSF aveva subito la pedita di 140 uomini, tra cui 7 ufficiali. Il maggiore Sandilands ha descritto la scena al mattino del 18: "Il nemico teneva ancora Argento, che era solo a 700 o
800 iarde di distanza, e ci aspettavamo proprio una brutta giornata.
All'alba, il colonnello fece ritirare la compagnia D a sud lungo la
spiaggia dove non era così esposta al fuoco. Il resto del battaglione si
trincerò dove si trovava". Per tutto il 18, il 2 RSF subì bombardamenti dal Monte d'Argento e fu
ordinato di attaccare la mattina del 19. Fortunatamente per loro, una
pattuglia inviata nella notte tra il 18 ed il 19, rilevò che Monte
d'Argento era stato abbandonato. Alle 01.00, la compagnia D e un plotone
di
mitraglieri della compagnia A del 7 CHESHIRE andarono avanti per
occupare l’obbettivo, mentre la compagnia B veniva spostata verso la
statale 7,
dove rimasero fino al 23, quando furono sostituiti dal 11 KRRC e si
spostarono più avanti per sostenere un attacco del 6 SEAFORTH 6 sul
Monte Natale. Dal 19 al 27 gennaio, la compagnia A del 7 CHESHIRE occupò le
posizioni difensive sul Monte d'Argento per essere poi spostata a
Minturno per
sostituire la compagnia D a Minturno, passando sotto il comando della 15
Inf Bde. Nel frattempo, tornando all’attacco del 17-18 Gennaio quando, sulla
destra del 2 RSF, il 6 SEAFORTH aveva attaccato a Pontefiume, ma il
ponte era
stato distrutto alle 21.00, e così il battaglione fu traghettato dalla
compagnia B del 2 NORTHANTS. Purtroppo, attaccarono esattamente dove i
tedeschi avevano atteso l'assalto principale. Anche se l'attacco è stato
alla fine un successo, esso fu raggiunto al prezzo di grandi perdite a
causa
della pesante reazione dell’artiglieria tedesca, mentre la sponda nord,
opposta a Pontefiume, era stata riempita di mine anti-uomo. La sponda
era
inoltre stata ben coperta da MG e mortai tedeschi in postazioni fisse.
IL 6 SEAFORTH fu così immobilizzato e non fu in grado di appoggiare lo
sbarco
del 2 NORTHANTS, che era previsto per le 4. Tuttavia, alla prima luce, il 2 NORTHANTS era stato traghettato; il 6
SEAFORTH aveva attraversato con successo il fiume, attestandosi in un
punto
d'appoggio sul bordo orientale e si spinse verso Minurno. Con la prima luce, il 2 NORTHANTS, meno la compagnia B che era ancora
sui traghetti, era sulla riva opposta, con il 2 RSF ed il 6 SEAFORTH.
Tuttavia, il campo minato di fronte alla 17 Inf Bde si dimostrò un
ostacolo molto ampio e molti uomini del 6 SEAFORTH dovettero essere
recuperati ed
evacuati, cosa che erose ulteriormente le capacità della brigata.
Inoltre, qualsiasi tentativo di portare avanti rifornimenti e veicoli
fino a
Pontefiume fu immediatamente oggetto di bombardamenti dell’artiglieria
tedesca, così come sulla fanteria nella pianura. Come si levò il giorno del 18 gennaio, la testa di ponte fu
sottoposta ad un pesante intervento dell’artiglieria tedesca,
perfezionato dagli
osservatori nascosti sulle colline a nord. Le posizioni della 17 Inf Bde
erano le più esposte, immobilizzata dai campi minati e dal fuoco di
artiglieria sulla pianura intorno al Monte d'Argento. Fu creato uno
schermo di nebbia artificiale, ma la brigata aveva sofferto così tante
vittime
che faticò a mantenere il possesso del triangolo di terreno che avevano
conquistato intorno al Monte d'Argento. Sulla sinistra del X (BR) Corpo, l'inizio dell’operazione PANTHER fu
infausto e solo l'avanzata della 13 Inf Bde sul fianco destro, che fu
presto
seguita dalla 15 Inf Bde, alleviò la pressione nemica. Nella 13 Inf Bde,
il 2 WILTS riuscì a far passare tre delle quattro compagnie entro la
mezzanotte del 17-18 e l'avanzata fu interrotta solo perché il 2 RIF era
stato gravemente ritardato, a causa dell’affondamento di molte barche.
Il successo della fase 1 non fu dichiarato fino alle 04.55 e la fase 2
iniziò alle 05.30, anziché come previsto alle 03:30. Il punto di passaggio del 2 RIF era particolarmente ben difeso, così
il battaglione si era spostato a sinistra, utilizzando il punto previsto
per
il 2 WILTS. Attraversò il Garigliano alle 3 e poi si trasferì di
nuovo a destra per tornare alla corretta posizione per l'avanzta
prevista su Tufo.
Tuttavia, la difficoltà della traversata fu tale che rimasero solo 20
uomini della compagnia A. Il 2 WILTS raggiunse la strada Minturno-Castelforte dalla prima luce
del 18, spingendosi avanti fino alle colline in direzione di Tufo. Per
tutto
il 18, i tedeschi contrattaccarono contro la 13 e 17 Inf Bde,
utilizzando alcuni carri armati. Tutti i loro tentativi furono respinti
in gran parte
grazie ad un uso efficiente delle artiglierie. Il 2 WILTS trascorse la maggior parte del pomeriggio del 18 gennaio
in combattimenti corpo a corpo a Tufo: attaccarono, protessero e poi
persero
Tufo, ma la compagnia B sulla destra era sul Colle Casale (quota 199)
dalle 8 di quel giorno. Contrattaccata, si ritirò nella parte
elevata del
villaggio ad est. Il 2 RIF lanciò la fase 2 alle 5:30 e dopo aver
subito enormi perdite, da mezzogiorno, aveva guadagnato un punto
d'appoggio a 800
iarde nella testa di ponte. L’alba del 18 gennaio trovò la 5 BR Inf Div in una posizione molto
scomoda e delicata, ma per fortuna una fitta nebbia limitò la visibilità
e
l’artiglieria tedesca non poté affinare il tiro. Anche se
l'attraversamento del fiume era stato raggiunto, la testa di ponte era
molto debole.
Fondamentalmente però il X (BR) Corps aveva dieci battaglioni sulla riva
opposta, con le zattere che portavano cannoni anticarro e armi pesanti. Il comando della 5 BR Inf Div si rese conto che la 17 Inf BDE non
poteva avanzare e che Minturno avrebbe dovuto essere attaccata dalla 13
Bde Inf
da destra invece che di fronte. Fu ordinato a due compagnie del 2
CAMERONIANS di serrare più a sinistra in direzione di Minturno, a
sostegno del
2 WILTS che stava combattendo a Tufo, dove l'attacco non era riuscito. Tuttavia, il punto importante fu che le unità del X (BR) Corps
attestate nella testa di ponte furono abbastanza pronte a respingere i
contrattacchi
della 94a divisione di fanteria tedesca. Questo successo causò al XIV Pz
Corps qualche seria preoccupazione circa la capacità della 94a
divisione
di tenere la linea. Kesselring ordinò così alle riserve mobili radunate
nella zona di Roma di provvedere ad un rinforzo. Furono mobilitate
la 29 Pz Gren Div, la 90 Pz Gren Div ed elementi della Hermann Goering
Pz Div agli ordini del generale Schlemm comandante il I Corpo
paracadutisti.
Kesselring fu in grado di arginare il X (BR) Corps dal 20-21 Gennaio 44
in poi. Il risultato fu che l'intento del X (BR) Corps di avanzare dalla
valle Ausente nelle retrovie della Linea Gustav svanì. Tuttavia, esso
aveva raggiunto l'intento di Clark, che era quello di portare le riserve
tedesche a sud, lontano da Anzio, dove lo sbarco stava per essere
lanciato nella notte del 21-22 Gennaio. Vi è una certa speculazione su ciò che avrebbe potuto essere se il X
(BR) Corps avesse avuto delle riserve disponibili per sfruttare il primo
successo e fare un passo avanti decisivo. IL X (BR) Corpo non aveva gli
uomini necessari, ma non ci sarebbe stato certamente il tempo per Clark
di
modificare il piano generale di battaglia e di cancellare o modificare
l'attacco centrale che il II (US) Corpo aveva programmato. Clark non
riuscì a
valutare la fragilità della posizione tedesca ed il piano rimase
invariato. Le due divisioni di rinforzo arrivarono fra il 20 ed il 21
gennaio,
stabilizzando così le posizioni tedesche di fronte al X Corpo. La 5 BR Inf Div decise che non avrebbero potuto fare di più fino a
quando gli obiettivi originali della 17 Inf Bde intorno a Minturno e
Tremensuoli
fossero garantiti. Quindi la riserva divisionale fu allarmata e fu
ordinato alla 15 Inf Bde di attraversare il fiume alle 22.00 del 18
gennaio, passare
attraverso il 2 WILTS ed avanzare verso ovest nelle prime ore del 19. Il
piano doveva essere rivisto. La 15 Inf Bde sarebbe avanzata alla luce
del
giorno attraverso il 2 WILTS con il 1 KOYLI a destra in direzione di
Tufo ed il 1 GREEN HOWARD a sinistra verso Minturno; il 1 Y & L in
riserva.
L’avanzata doveva comprendere ogni arma del X Corpo. Alle 10.30 del 19 gennaio, il 1 GREEN HOWARD stava entrando in
Minturno, trovandovi un’opposizione moderata che aveva eliminato entro
il tramonto.
Tufo era stato finalmente catturato dal 1 KOYLI e alle 12.23, fu
riferito: "Tufo ripulito dopo combattimenti: piccolo contrattacco ormai respinto. Poche vittime. Danni al nemico non ancora conosciuti". Il comando del X (BR) Corps riconobbe che, con i tedeschi a corto di
rinforzi perché la riserva mobile doveva ancora arrivare da Roma,
avrebbero
dovuto trarre un pieno vantaggio dalla situazione. Purtroppo, le mine
causarono molte vittime e la loro eliminazione rallentò l'avanzata. Il
numero
complessivo di perdite, compresa la 201 Gds BDE non ancora impegnata,
significava che vi erano poche possibilità di sfruttare la valle
dell’Ausente
come era stato inizialmente previsto, ma, in ogni caso, entro la fine
del 19 gennaio, la cresta Minturno-Tufo era stata messa in sicurezza. Al mattino presto del 20, la 15 Inf Bde si dispose a ventaglio verso
ovest, verso il Monte Natale, Tremensuoli e l'altura che domina il
canale di
Capo d'Acqua, attaccando in due fasi. Nella prima fase, il 1 Y & L,
quella mattina attaccò a destra verso il Monte Natale e, entro la fine
del
pomeriggio, la zona intorno al cimitero sulla strada a nord di Minturno,
una lunga collina ed il Monte Natale, erano stati catturati, ma non
senza
vittime, anche se c’erano stati 150 prigionieri tedeschi. La compagnia A
era a cavallo della strada, le compagnie B e C erano sul Monte Natale
con la
D in riserva. Nel frattempo, alle 11.00 del 20, il 1 GREEN HOWARD attaccò
Tremensuoli sulla sinistra e Monte del Duca (quota 141), a 500 iarde a
nord-est.
Questo comportò lo spostamento lungo il pendio avanzato di Monte
d'Ercole, di fronte a Minturno. Il risultato fu ottenuto alle 12.00 ed
il Monte del
Duca e Tremensuoli furono occupati saldamente. I tedeschi
contrattaccarono alla 15.30, ma vennero respinti dall’artiglieria
divisionale. Nel tentativo di mettere al sicuro il X Corpo, la 201 Gds Bde
attraversò il Garigliano su un nuovo ponte Bailey il 20 gennaio. Il
piano per il 6
Gren GDS era quello di attaccare parte della penisola di Scauri, mentre
il 2 SG avrebbe attaccato Scauri ed il 3 Colm GDS sarebbe rimasto in
riserva
presso Tremonsuoli. Tuttavia, avendo scoperto che stava per scattare un
contrattacco tedesco su Scauri, l’attacco fu rinviato e, nella notte fra
il 20 ed il 21, la brigata fu invece spostata per rilevare la 15 Inf
Bde, perché i tedeschi si stavano ammassando in quella zona.
Il 2 SG inviò la compagnia RF ad occupare e consolidare il Monte del Duca. Passarono pochi giorni di alterne fortune con nessuno che fosse
sicuro della propria stabilità, ma la cattura di Minturno, Tufo e
Tremensuoli,
permise alla 5a divisione di Fanteria di mantenere una testa di ponte
sostanziale. La causa del ritardo di un’ulteriore progressione fu dovuto
essenzialmente all'incapacità di stabilire passaggi permanenti
attraverso il Garigliano,
che fossero fuori dalla portata dei cannoni tedeschi e nascosti ai punti
di osservazione nemici sui Monti Natale e Scauri. Il 18 gennaio, gli
attraversamenti erano limitati a zattere e traghetti. La costruzione dei
ponti procedette lentamente a causa della precisione dell’artiglieria
tedesca,
guidata dagli osservatori che non erano stati individuati e distrutti
sulle alture. Si dovette aspettare fino al 20 per ottenere il primo
ponte di
classe 30, che poteva essere usato solo di notte. Questa situazione
continuò sul lato destro del fronte fino al crollo della Linea Gustav,
nel maggio 1944. Numerosi contrattacchi furono lanciati tra il 21 ed il 23 gennaio
dato che le posizioni tedesche erano state rinforzate con reggimenti e
battaglioni
della divisione corazzata Hermann Goering, e delle divisioni motorizzate
29 e 90. Il 21, fu per lo più speso a contrastare una serie di
contrattacchi
tedeschi, utilizzando l’artiglieria divisionale. Il contrattacco tedesco
della mattina del 21 contro le posizioni del 1 Y & L riuscì a
respingere
la compagnia C che subì perdite pesanti ed un altro contrattacco causò
ulteriori vittime. Il 1 KOYLI fu in grado di riconquistare Monte Natale,
ma la
posizione fu seriamente minacciata la sera stessa Un pesantissimo
contrattacco tedesco, appoggiato da carri, iniziato la mattina del 22
annientò
praticamente la compagnia A. Le compagnie B e C, poi rinforzate da due
plotoni della compagnia D, al comando del maggiore DB Webster,
riuscirono a
tenere, ma, durante un altro contrattacco di corazzati, fu ordinato di
ritirarsi attraverso le posizioni del 1 Green Howards. Monte Natale fu
preso
dai tedeschi, anche se il 1 GREEN HOWARD tenne a Minturno. Dopo due
giorni di combattimenti il 1 Y & L aveva sofferto la perdita di
quasi 300 uomini,
tra cui 64 dispersi. La 94a divisione di fanteria tedesca era stata rafforzata con
l'arrivo della 90a divisione motorizzata il 21 gennaio, che cercò con i
suoi
contrattacchi di aprire un cuneo premendo attraverso Minturno verso il
Garigliano. La 17 Inf BDE non contribuì molto perché era circondata da mine e fu
saldamente inchiodata nel settore di monte Argento. Quindi la 5a Inf Div
decise di ritirare la brigata, che fu sostituita dal solo 11 KRRC. Alle prime luci dell'alba del 22 gennaio, i tedeschi contrattacarono le
posizioni del 2 WILTS sulle alture di Tufo. La compagnia A del 2 WILTS
fu
respinta da Colle Casale (quota 199) e fu necessario un attacco del 2
CAMERONIANS per riconquistarlo, questa volta per sempre. I tedeschi
contrattaccarono anche il 1 KOYLI e spinsero alcuni carri fino alla
periferia nord di Minturno, ma furono bloccati dai carri armati del 40
RTR e la
fanteria tedesca fu respinta. Alle 17.00 del 22 gennaio, il 1 GREEN
HOWARD si spinse a nord oltre Minturno, attaccando la quota 167 e
installandovisi
per la notte ed il giorno successivo. Sempre il 22 gennaio 1944,
all'estrema sinistra del settore, il 2 NORTHANTS, ora sotto il comando
della 13 Inf Bde,
fu spostato sulle colline della cresta Minturno-Tufo per controllare un
contrattacco sul Monte Natale. L'attacco fu poi annullato, ma il
battaglione
rimase su quella posizione e vi si trincerò.
Ubicazione:
04026 Tremensuoli LT, Italia
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