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venerdì 18 settembre 2020

Gaeta nella storia.

Continuano le mie ricerche sul territorio del Lazio meridionale ed in questo articolo riporto alcune interessanti notizie storiche sulla città di Gaeta, estrapolate dalla pubblicazione “Il Mediterraneo con le sue isole e golfi” di Guglielmo Villarosa del 1841. Anticamente Gaeta era un porto con molte ville, pressappoco com’era Baia e dipendeva dalla città di Formia. Virgilio crede che Gaeta ricevette tale nome dalla nutrice di Enea. Formia era una città antichissima. Omero la descrive abitata dai Lestrigoni. Fu molto florida ed i resti del vecchio porto che tuttora si vedono, mostrano il buono stato in cui era il suo commercio. Livio ne fa conoscere, che nel 417 da Roma, fu fatta municipio, ed ottenne, nel 561, la cittadinanza romana. Da Adriano fino a Costantino fu residenza di uno dei consolari della Campania. Nell’ottavo secolo, per debolezza dell’impero greco, i suoi duchi erano quasi indipendenti. Nell’842 Formia fu distrutta dai saraceni ed i suoi abitanti si trasferirono nel luogo dov’è oggi la città di Gaeta. Questa, nell’anno 848, si armò per il papa Leone IV contro i saraceni. Aveva i suoi duchi, di origine greca ed ereditari, ma nel 1038 passò al reggimento dei Longobardi, dei conti di Aquino della stirpe dei principi di Benevento. Il castello di Gaeta è fortissimo per la situazione e fu edificato da Federico II di Svevia, dopo essere stato spianato nella guerra mossagli nel 1229 da Gregorio IX. Da Alfonso I fu munito di torri nel 1440. Le mura della città furono costruite sotto Carlo V nell’anno 1536 e la città ed il castello furono meglio fortificati dagli austriaci con il disegno dell’architetto torinese Piselli. Oggigiorno Gaeta  è forte ed è una delle prime piazze d’armi del regno. La città di Gaeta è posta su di un piccolo promontorio, il quale è unito ad un altro meno piccolo che comunica con il continente per mezzo di un istmo assai stretto. Sulla riva del porto vi sono due grandi borghi a settentrione della città, con la quale comunicano. Sono popolati, ma non molto bene costruiti, avendo le strade anguste e le case piccole. Sono abitati da marinai e da pescatori, le donne sono pulite ed avvenenti. Da questi borghi, girandosi a levante per il golfo di Gaeta, se ne rinvengono due altri più belli, denominati Castellone e Mola di Gaeta. Quivi era Formia. Da questo luogo il prospetto del mare è, oltre ogni credere, pittoresco, delizioso ed ameno, ed a buon diritto il cratere di Gaeta è tenuto, dopo quello di Napoli, per uno dei più belli dell’universo. La cattedrale di Gaeta è notevole per il suo pavimento, il quale, secondo quanto afferma Gesualdo, è tutto formato da lapidi antiche, che il duca Giovanni trasportò da Minturna, da Formia e dalla Torre Atratina. Il fonte battesimale è anch’essa un’opera antica di marmo pario. Si vedono vari bassi rilievi che rappresentano, secondo La-Lande, la favola d’Ino e d’Atamante, ma al dir dello Spanio, figurano Mercurio che consegna Bacco per allevarlo alla ninfa Leucotoe. Furono trovati a Minturna e portati nella cattedrale del vescovo Pietro D’Onna. Vi è un bel quadro di Paolo Veronese ed è presente lo stendardo che Pio V diede a Giovanni d’Austria, generale dei cristiani contro i turchi. Il campanile è una bella opera per la sua altezza e per la sua struttura. Si vuole che l’avesse fatto erigere Federico Barbarossa. Nel castello di Gaeta vi è seppellito il gran contestabile Carlo Borbone che morì sotto Roma, mentre la stava assediando con l’esercito di Carlo V nel 1528, ma oggi non è più visibile il suo scheletro, per essere stata fabbricata la nicchia che lo racchiudeva. Sulla cima del maggior promontorio di Gaeta si nota una torre che poggia sopra una base quadrata detta Torre di Orlando. Ha di altezza palmi 47 e e 344 di circonferenza. Un’iscrizione ne fa conoscere essere il sepolcro di Munazio Planco. E’ un bel monumento tutto di travertino; al di fuori si notano i trofei militari di Planco, al di dentro è opera reticolata. La parte superiore di questo monumento, nei tempi andati, è servito come guarnigione e prigione. Ai piedi di questo promontorio c’è una piccola chiesa sopra uno scoglio dedicata alla Trinità. Questo scoglio è diviso in due parti e nella fessura sostiene in alto un gran sasso su cui questa chiesa è eretta. In mezzo a questo scoglio passa il mare. A Gaeta si dice che questo scoglio si divise nel momento in cui Gesù Cristo morì. La chiesa ha un quadro del battesimo di nostro Signore nel Giordano di Andrea Sabbatino da Salerno. A poca distanza c’è la Torre Atratina. Pratelli crede che fosse stata un tempio di Mercurio, il quale essendo molte volte rappresentato come Anubi sotto la figura di un cane, ha potuto dare alla torre il nome a latrando. Gesualdo vuole che sia il sepolcro di Atratino. E’ una torre antica che ha 37 palmi d’altezza e 216 di circonferenza. Poco lontano da Castellone c’è la torre detta di Cicerone, che probabilmente era il sepolcro che il figlio di Cicerone elevò a suo padre qui ucciso, o un monumento che innalzò a memoria del tragico evento. A Castellone si vedono i magnifici resti di un vasto edificio antico, che molti suppongono essere il Formianum di Cicerone ed in cui si legge un’iscrizione che dice “Baccus et Pomona vitae reparatores”. A Gaeta nel 1680 nacque il cav. Conca, pittore egregio della sua era. Prossimamente ancora la storia del nostro territorio.


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