I monti Appennini che
dai confini del secondo Abruzzo ulteriore s'inoltrano nella provincia di Terra
di Lavoro, abbassandosi verso il mar Tirreno, formano un arco quasi circolare,
la cui corda è di 52 miglia. La sua estremità settentrionale rivolta a
mezzogiorno è il promontorio di Gaeta e la meridionale diretta a ponente è la
Punta della Campanella, dalla quale è separata per un piccolissimo tratto di
mare l'isola di Capri, che deve considerarsi come una sua prolungazione. Mentre
però i due estremi punti di quest'arco son bagnati dal mare, le altre parti
molto se ne discostano, cosicché tra i monti che formano la curvatura dell'arco
ed il mare, c’è una spaziosa pianura, ed una lunga serie di colline l'una e
l'altra opera de vulcani. A tutto questo tratto di terra appartiene
precisamente la denominazione di campi Flegrei che da alcuni si è data alle
colline di Pozzuoli, di Baja e di Cuma; da altri si è fissata ai luoghi adiacenti
al Vesuvio, e da taluni si è estesa, sull'autorità dello storico greco Polibio,
ai terreni di Nola e di Capua. I monti di Gaeta sono formati di pietra
calcarea, disposti, ad eccezione di qualche ondulazione ed inclinazione, in
strati generalmente orizzontali, gl'intervalli de'quali e la cavità delle pietre
offrono frequenti cristallizzazioni spatose e soprattutto radiate. In alcuni
siti si trova il travertino ed in altri una minutissima sabbia. Se per mare si
costeggi il promontorio, si vedono molte fenditure verticali che penetrano
nella massa del monte e giungono dal suo fondo alla sua sommità. Una di queste
è molto grande, avendo sei piedi parigini di larghezza nella parte più angusta.
Le loro parti lisce e senza irregolari scabrosità che sporgono in fuori, non
sono parallele, ma divergono dalla parte del mare e convergono verso la cima
del monte nelle opposte direzioni. Le colline ed i monti che da Gaeta si prolungano
ad Itri, Fondi, Terracina..., sono anche di pietra calcarea. Il promontorio di
Gaeta per mezzo di un suolo piano, arenoso e stretto comunica con colline calcaree
le quali, ripiegandosi in arco, si elevano a poco a poco verso Castellone e
verso Mola di Gaeta, dove esiste una cava di gesso nel luogo detto il monte
delle Fosse. I filoni del solfato di calce sono nella direzione da levante a
ponente: sovente sono interrotti da una marna disposta in strati sottilissimi e
penetrati dal gesso. Passata Mola di Gaeta, gli Appennini declinano da ponente
e si allontanano dal mare. Nelle loro prime basse colline sono situati i paesi
di Maranola, Castell'Onorato, Traetto, Castelforte e Sujo. Da Traetto però
parte una serie di piccole collinette ripiegate in arco che terminano al mare nella
collina di Scauri. La base della collina di Sujo è interessante per un litologo.
Oltre delle sostanze calcaree vi si cominciano a vedere delle materie
vulcaniche, delle incrostature di solfo sul tufo e delle acque minerali, che
sgorgano da molti punti della detta base. Alcune zampillano sì vicine alla
sponda del fiume che si confondono colle acque del Garigliano. Tutte abbondano
di gas idrogeno solforato e tutte depongono un tenue sedimento calcareo. Quella
però che dicesi “Acqua dell'Inferno” è molto ripiena di acido carbonico. Pochi
passi sopra di essa, sta in un piccolo incavo tra pietre calcaree una mofeta di
gas idrogeno solforato: la superficie delle pietre si vede coperta di una tenue
incrostatura di solfo. L'estrema vicinanza che hanno tra loro queste acque fa
presumere che una sia la loro comune origine e che i due diversi gas, che le
animano, procedano da una stessa sorgente. Al di sopra di Castel Forte sorgono,
in qualche distanza l'una dall'altra, le colline e montagnole di Ventosa,
Correna, le Fratte, Valle Fredda, Castel Nuovo, Sant’Andrea, Sant’Ambrogio,
Sant’Apollinare. Poscia gli Appennini si rivolgono a levante ed a settentrione
ed incontrano la valle irrigata dal Garigliano nella cui parte settentrionale è
situato Montecasino. (Notizie tratte dall’Album scientifico artistico letterario,
edizione Borel e Bompard – Napoli 1845).
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